E così la saga della magliaia giunge al suo quarto episodio. Si potrebbe pensare che, arrivati a questo punto, l’autore abbia rodato adeguatamente i meccanismi delle sue storie al punto da fargli scrivere un romanzo non lontano dagli schemi di quelli precedenti.

A parte che Biagini va letto a prescindere, per la capacità con cui sa far affiorare certi aspetti introspettivi dei suoi personaggi. In questa occasione, poi, è lo stesso scrittore a dimostrare di voler intraprendere nuove strade narrative per la realizzazione del suo libro.

Delia è la stessa Delia, ma questa volta si trova coinvolta in un qualcosa che arriva dal passato, sempre all’interno del suo quartiere, un delitto degli anni ottanta che all’epoca era stato archiviato senza approfondire più di tanto.

Questa novità porta quindi Biagini a strutturare il suo impianto su tre piani, perché narrazione del tempo presente, blocchi di trama precedenti al fatto delittuoso e successivi ad esso si alternano agli occhi di chi legge.

E nessuno pensi che puntando sul fattore nostalgico, lo scrittore abbia voluto gettare fumo negli occhi. Chi si ricorda della nevicata del 1985? Chi acquistava “Secondamano”? Questi ed altri sono elementi che risultano connaturati al plot infondendo all’intero prodotto un’impronta ‘alla Biagini’, perché con un suo personale tocco parla di quelle cose ‘di una volta’ che non ritornano e che hanno lasciato nei nostri pensieri un sapore indimenticabile. Paradossalmente, pur facendo riferimento a circa quarant’anni fa, il romanzo ricorda quegli sceneggiati televisivi che spesso venivano mandati in onda dalle reti nazionali ma negli anni settanta, caratterizzati da intrighi e vicende che sapevano incollare allo schermo gli spettatori così tanto da essere fonte di conversazione/discussione anche dopo diverso tempo.

Biagini piace perché non rappresenta eroi ideali, ma persone della porta accanto che fanno parte della nostra quotidianità o comunque avvicinabili ad essa e questo suo “Cadavere” ne è testimonianza. Dalle sue pagine, uomini e donne risaltano nero su bianco come le figure di una nitida fotografia realizzata da chi pratica da tempo questo hobby. Perché non è sempre detto che per realizzare qualcosa di avvincente bisogna ricorrere ad eroi senza macchia e senza paura.

A volte, eroine ed eroi sono alla nostra portata nel corso della giornata che stiamo vivendo, solo che per qualche strano motivo non ce ne accorgiamo. Senza essere didascalico, Biagini ci dice nei suoi romanzi come riconoscerli.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS