Già dal titolo, il libro si pone come #sequel de “Il pittore delle fate”, testo pubblicato non molto tempo fa. La lettura del romanzo conferma quanto era stato detto per il precedente. A partire dalla scrittura, è possibile dire anche in questo caso che lo stile sembra assolutamente calato nel tempo in cui sono ambientate tutte le vicende.

Sussiste anche qui la magia e il fascino del “Fairy painting”, movimento pittorico che, nato in epoca vittoriana, aveva da subito suscitato curiosità ed interesse. La protagonista Rose è la pittrice cui fa riferimento l’intestazione del volume. Nel rappresentarla, Cremonini si preoccupa di rendere moderne le sue caratteristiche in quanto è ragazza già più avanti rispetto alle stupide convenzioni borghesi di quei tempi. Le componenti #fantasy si concentrano soprattutto in questo personaggio ma anche in altri consistenti dettagli che, come la pittura di cui si parla nel corso delle pagine, si presentano concretamente tuttavia con aspetti sapientemente sfumati.

A questo proposito mi interessa sottolineare come la scrittrice metta a confronto Rose e Iris da una parte e John (fratello di Rose) con Arthur dall’altra. Si riscontrano differenze, perché fratello e sorella sono esseri che vivono il quotidiano che tutti conoscono, mentre Iris e Arthur sono figli di Waterhouse, un contesto fatato, e per questo risultano poco avvezzi alle cose mondane. Rimane, però, che tutt’e quattro, in quanto giovani, manifestino in modo molto personale ambizioni di autonomia ed indipendenza.

A rendere l’insieme ancora più intrigante, poi, si inseriscono risvolti che stanno a metà tra il poliziesco e il noir perché in tal senso ci sono maggiori occasioni per creare suspense.

Non mancano nemmeno sentori di steampunk, con la presenza di strumenti moderni che funzionano grazie ad una tecnologia anacronistica; così come, per gli appassionati del genere, non manca il classico scontro tra le forze del Bene e del Male.

Seppure sia presente un certo numero di cenni che riportano alla mente “Il pittore delle fate”, questa “Pittrice” è da considerarsi libro autoconclusivo che non obbliga alla lettura de “Il pittore” e che allo stesso tempo potrebbe aprire la strada ad un terzo episodio della saga.

Come avevo già detto per “Il pittore”, anche “La pittrice delle fate” è consigliato a chi ha atteggiamenti di ritrosia verso il #fantasy.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS