A leggerlo, qualcuno potrebbe dire che si tratta delle ‘solite cose’ dell’adolescenza. E questo qualcuno potrebbe aggiungere che “Fuori dal branco” non aggiunge niente alla letteratura ‘young adult’.

Prima di continuare, vorrei precisare che il qualcuno di cui sopra non sono io.

Non è Magnoli a non dire nulla di nuovo sulle nuove generazioni, ma sono queste ultime che si muovono spesso e volentieri con dinamiche che nel tempo si somigliano molto.

Leggerle in un romanzo, potrebbe quindi far sembrare che si tratti di un riportare, nero su bianco, elementi e situazioni stereotipati.

E invece no.

Sono proprio i libri che fanno la differenza (ma anche i ragazzi), con le specifiche vicissitudini che vi sono narrate all’interno.

Quindi, Magnoli non fa un resoconto o un’indagine che abbia un intento sociale. Prende una storia e, DAL DI DENTRO, la racconta con tutta l’empatia necessaria. Anche il lessico presenta questa caratteristica, perché è connaturato nei personaggi ed è parte integrante del loro contesto.

Sappiamo bene (e chi di noi non l’ha vissuto?) che negli ambienti scolastici si crea sempre un gruppo dominante che per motivi insondabili affascina. Non importa cosa dica o cosa faccia: se fa del bene o del male è un aspetto secondario. E’ più importante #appartenere a questo gruppo, rispettando le rigorose gerarchie che si sono delineate al suo interno. A quest’età si può essere intrisi dei migliori valori di questo mondo, ma se non sono quelli del ‘branco’ è inutile esprimerli o cercare di fare proseliti con questi. La forza di questa aggregazione è tale che o sei dentro o sei fuori. E in questa parte di vita, sono pochi quelli che hanno il vigore di accettare serenamente di essere una voce fuori dal coro, con tutto ciò che ne consegue.

E’ un po’ la storia di Elia, questa, che fa di tutto pur di farsi notare dal Cobra, il capo di questa gioventù parallela. E tutta la vicenda assume un tono corale ma anche individuale, perché se all’interno di un insieme come questo il singolo tende ad annullarsi, i capitoli invece sottolineano la specificità delle persone, perché ciascuno di essi è raccontato secondo la sua visuale.

Non è quindi Magnoli che si prefigge di dimostrare il ‘poco’ di certi contenuti giovanili, ma è la trama a mettere in evidenza questi vuoti, resi ancora più forti da chi è pavido e non ha la capacità di agire.

Forse l’intento dell’autrice è quello di invogliare questi futuri uomini a leggere (ma va’?) e a spronarli a reagire prima che siano gli eventi ad aver la meglio su di loro.

Con questo aggiungo che “Fuori dal branco” è ottimo da leggere anche per i grandi, sia per chi abbia voglia di ricordare vecchi tempi scolastici, sia per chi tuttora ha a che fare con l’educazione di questi ragazzi.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS