C’è un faraone nell’immaginario di ciascuno di noi, che spicca tra tutti: il suo nome è il primo che viene alla mente quando si pensa ai sovrani dell’Antico Egitto. 

La sua vita fu breve, e non particolarmente significativa, se non per il fatto di essere stato colui che restaurò l’ordine dopo lo smarrimento spirituale creato da suo padre, considerato eretico perché votato ad una sorta di monoteismo. Ebbe molti problemi fisici e sulla causa della sua morte aleggia ancora il velo del mistero, avvenuta troppo presto per avere il tempo di ultimare una sepoltura importante, monumentale, come quella dei suoi predecessori. Un faraone giovane, di neanche vent’anni, un “piccolo” ragazzo in una piccola tomba, destinato all’oblio delle sabbie e del tempo…

E invece, nonostante tutto questo, il suo nome è tornato a brillare dopo millenni, grazie alla scoperta dei suoi aurei e leggendari tesori.

“Tutankhamon. L’Ultima Mostra” sarà visibile nelle sale cinematografiche dal nove all’undici di maggio, prodotto da Laboratoriorosso Srl e distribuito da Nexo Digital. Il docufilm tralascia (forse volutamente) le possibili vicende storiche della vita di Tutankhamon, Signore dell’Alto e del Basso Egitto, per concentrarsi maggiormente sulle cause della sua fama planetaria e sullo spostamento di alcuni dei tesori del suo corredo funebre, in occasione dell’ultima mostra itinerante consentita dal governo egiziano dedicata al sovrano. Le sue ricchezze non hanno valore e sono troppo fragili per spostarle nuovamente.

Un connubio di appassionati artisti ha creato un documentario straordinario. 

Le fotografie di Sandro Vannini (colui che ha più fotografato il tesoro di Tutankhamon, durante ben venticinque anni di lavoro), sono spettacolari per i dettagli e suggestive per le atmosfere. La regia di Ernesto Pagano è sapientemente giocata tra rimandi storici sulla scoperta della tomba (di cui ricorre il centenario quest’anno) e l’attualità del “Golden Boy” che spopola e fa parlare di sé.

La voce narrante, profonda e fascinosa, è quella di Manuel Agnelli, che sa creare o ricreare sonorità che fanno tornare indietro nella notte dei tempi; senza dimenticare le musiche di Marco Mirk, che sottolineano la natura odierna del faraone: quella di una vera rockstar, capace di muovere le genti verso le sue mostre (le più visitate del nostro mondo contemporaneo) e in grado di scatenare la “Tutmania”, dagli anni venti del secolo scorso, fino ai “nostri” anni venti, e, sicuramente, per tanti secoli ancora. 

Giulia Calvanese – RadioBlaBlaNetwork News