di Laura Bispuri con Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Maddalena Crippa e Fabrizio Ferracane

Segreti. Silenzi. Una famiglia. Una bambina. Un pavone. E ancora, fragilità umana e verità celata.

Sono questi gli snodi principali di una storia di una famiglia allargata, con una piccola nipote dagli occhi azzurri e i capelli biondi che congiunge tutti i parenti, un matrimonio in vista che ha bisogno di un aiuto economico, un divorzio mai finito che risveglia la libidine sopita e il bellissimo pavone Paco, impulso della colpa degli esseri umani. E il turning point che arriva dopo la lunga suspense. Dominata dal silenzio che trascina gli strascichi di una relazione che dura quarant’anni, invisibile agli occhi dei figli.

Procede nelle parole non dette Il paradiso del pavone, il film presentato alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Concorso Orizzonti. Diretto dalla regista Laura Bispuri, acclamata dal grande successo dei suoi due film precedenti: Vergine giurata nel 2015 e Figlia mia nel 2018.

Il paradiso del pavone è il racconto intimo di due donne che si amano da tantissimo tempo, sotteso in un contesto familiare e accettato alla luce del sole dal marito. Innamorato perdutamente della sua Nena (Dominique Sanda), tanto da restarle accanto nonostante la sua natura (bi)sessuale. E tante parole vengono pronunciate durante il compleanno di Nena. Verba che vagano nell’aria, che non valicano la parete dell’ascolto perché nessuno lo vuole fare.

Eppure, un pavone “domestico” che si innamora di una colombella bianca ritratta in un quadro scandaglia il rumore incomunicabile. Per ricordare l’autenticità degli esseri umani che improvvisamente ‒ con la sua morte in volo a causa dell’infatuazione ‒ si guardano negli occhi e si riscoprono. E il silenzio apre la porta della franchezza ammutolita dal troppo tempo passato. Perché aprir bocca e parlare per comunicare riesuma la verità che viene a galla come una sorta di liberazione che (ri)unisce finalmente tutti.

E la relazione amorosa tra Nena e Lucia (Maddalena Crippa), una storia d’amore sincera con tanto di baci casti sulla bocca, colora l’immaginazione di una maggiore consapevolezza della fugacità della vita, troppo breve per non viverla appieno. E ascoltare diventa la chiave di lettura della brevis vita. Perché la parola esternata riallaccia i rapporti, forti e non.

Tuttavia, manca di un pizzico di originalità il terzo lungometraggio di Laura Bispuri. Difficile non rispolverare l’amore nascosto dagli anni tra Nina (Barbara Sukowa) e Madeleine (Martine Chevallier) nel film Due di Filippo Meneghetti, suo film d’esordio, che ricorda un fil rouge molto simile. E gli appigli ai sentimenti occulti di Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese. Con i telefoni che volentieri si adagiano comodi nelle tasche e nelle borse per lasciar spazio agli enigmi irrisolti vis-à-vis.

Brav(issim)e nella parte le due “donne di famiglia” ‒Dominique Sanda e Alba Rohrwacher ‒ che tengono in mano le redini di una pellicola ahimè lenta nel suo raccontare la narrazione audiovisiva. E apprezzati i primi e i primissimi piani della camera a mano che non stacca mai l’obiettivo dai volti espressivi dei personaggi.

La debolezza umana reclama sempre inquadrature al dettaglio, dentro e fuori il cinema.

VOTO: 6

Martina Corvaia – RADIO BLABLA NETWORK NEWS