film di Carine Tardieu con Fanny Ardant, Melvil Poupaud, Cécile De France e Florence Loiret-Caille

Les jeunes amants. Basterebbe solo il titolo francese, musicale com’è, a inquadrare una storia d’amore che si consuma in tre atti, a distanza di molti anni tra il primo e il secondo e con qualche mese nell’ultimo. La dilatazione temporale nel cinema, talvolta, può danneggiare un racconto audiovisivo. Altre volte, fa miracoli.

In Les jeunes amants, diretto dalla regista francese Carine Tardieu e presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2021,non c’è né l’uno né l’altro. È una storia che si estende in ben quindici anni, con un incipit promettente e una scena finale pressoché scontata. Un incontro fortuito all’ospedale tra Shauna Loszinsky (Fanny Ardant) e Pierre Escande (Melvil Poupaud). Un architetto settantenne in pensione che ha archiviato il capitolo “amore” e un medico ricercatore quarantacinquenne sposato con due figli. Scambiano due parole seduti al tavolo con un caffè e una zuppa davanti. Lacrime che scendono dal viso di Shauna per la sua migliore amica ricoverata in reparto e una foto di loro due tra le mani di Pierre che tenta invano di riconsegnargliela. Séquence qui anticipe le déroulement de l’histoire d’amour.

E i quindici anni passati sono serviti a Pierre per costruirsi una famiglia, tra viaggi di lavoro e responsabilità da padre. Tanti anni, eppure troppo pochi perché quei sentimenti sopiti si (ri)sveglino di nuovo. Senza preoccuparsi della (eccessiva) differenza d’età che si mescola insieme alla paura di abbandonarsi completamente al sentimento puro dell’amore, messo da parte dal tempo. E l’inevitabile histoire d’amour prende la giusta piega. Baci. Carezze. Riscoperta. Sensazioni nuove. E tanta voglia di stare insieme. Niente è più importante.

Tuttavia, un fuoco che arde dentro di loro sullo sfondo della capitale parigina è destinato a scontrarsi con il progetto di un futuro insieme, impossibile per Shauna sotto cura da dopamina e con il morbo di Parkinson che avanza ad uno stadio degenerativo. Colpa consegnata fedelmente a Pierre, che non desiste dal suo essere un compagno premuroso tanto da prendersene cura in ogni modo possibile. Come due giovani amanti che hanno paura di lasciarsi trascinare dalle emozioni. Ma che, una volta dentro il turbinio di sentiments d’amour, si perdono nei sorrisi reciproci e nelle scelte azzardate senza pesare le parole per salvaguardare il cuore infranto del suo amant.

Ed ecco che tre mesi dopo il terzo atto cede al vivre dans l’amour. La porta sbattuta terribilmente in faccia riapre una fessura per (ri)accogliere nuovamente Pierre, visibilmente sofferente per la separazione dalla sua Shauna. E il sole, finalmente, ritorna a splendere sul cafè parigino a cui Shauna solitamente andava.

Una storia d’amore inusuale che celebra l’amore a tutte le età quella proiettata sul grande schermo dalla francese Carine Tardieu. Una storia che affronta le mille avversità della vita che gli anni trascinano. Con una bravissima Fanny Ardant che si sente a proprio agio tra i primi piani ben girati dalla cinepresa e un bellissimo Melvil Poupaud che pende dalle sue labbra, che recita come se Fanny Ardant lo dominasse dall’alto. Come fosse incantato da Sua Maestà Amore che muove i fili del dolce gioco amoroso, con un bel lieto fine che arriva ahimè dopo una suspense oltremodo prolungata che non fomenta il desiderio di vederlo una seconda volta.

VOTO: 6.5

Martina Corvaia – RADIO BLABLA NETWORK NEWS