Si tratta di racconti, di storie che in qualche modo hanno una serie di elementi in comune. Il primo è l’ambientazione, cioè Rimini, una città che pur nella sua grandezza non è certo una metropoli ed è per questo che qualche personaggio può fare capolino in più di una circostanza. Ma non è su questo fattore che punta l’opera di Vitale, dato che da questa prospettiva ci sono altri titoli di questo ultimo periodo che presentano strutture caratterizzate da particolari simmetrie interne.
La scrittrice elabora un prodotto che vuole approfondire aspetti dell’universo adolescenziale.
Vedo, anzi, sento già le voci di chi lamenta la mancanza di originalità nella scelta dell’argomento di base di tutte queste vicende.
E invece no, care voci, la componente nuova c’è e bisogna coglierla bene, perché sembra appena appoggiata sulla pagina come un semplice tocco.
Qual è stato, care voci, il momento che ha segnato il vostro percorso di maturazione? Ve lo ricordate? Questo passaggio, questa crescita è stato qualcosa di vostro, di intimo. Qualcosa di cui gli #altri si sono resi conto in un secondo tempo?
Ecco, la particolarità che accomuna le tessere che compongono il puzzle di “Soltanto giovani” è l’acquisizione di una piccola/grande consapevolezza. Si coglie quell’attimo in cui il o la protagonista, guardandosi intorno e calandosi alla bell’è meglio nel sistema umano circostante, attua quella scelta importante che potrebbe cambiarne o determinarne meglio la personalità. Può essere un condizionamento, può essere una volontà di sopravvivere. Sta di fatto che è prima di ogni cosa una comunicazione verso se stessi. Il #dopo sembra qualcosa di secondaria importanza.
Il tutto viene raffigurato dall’autrice non come un’attenta cronaca, ma da un punto di vista profondamente interno nel quale si percepisce un lavoro di particolare empatia compiuto verso i propri eroi ed eroine di carta. Questo, ovviamente, porta chi legge a percepire una certa immedesimazione con le situazioni, talvolta anche in maniera diretta.
Un altro centro messo a segno da Vitale riguarda il fatto di aver preso in considerazione non solo il #mondo delle ragazze ma anche quello dei ragazzi, creando dal di dentro figure maschili molto verosimili. Mi colpisce sempre quando chi scrive mette come fulcro di una trama un personaggio di sesso diverso dal proprio.
Si sta muovendo qualcosa nel campo dei racconti. Cresce il numero di chi decide di cimentarsi in essi offrendo risultati di tutto rispetto. Lo dico a me (che leggo prevalentemente romanzi) ma lo dico a tutti: fate qualcosa per dare spazio a questa forma di narrazione solitamente considerata meno importante.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS