Di questo libro mi ha colpito la struttura, ma non solo.
L’io narrante è la voce del commissario Nicola Teiro, che racconta tutte le sue vicende come se si trattasse di un diario di bordo. Questa definizione non vuole dare al prodotto nessun connotato negativo, anzi.
La caratteristica di ‘diario di bordo’ mi arriva dal fatto che i quadri della trama, soprattutto nella prima parte, sono come flash sintetici dei fatti che si inseguono all’interno del plot. Eppure, in questi rapidi fotogrammi, è possibile ravvisare moltissimi interessanti elementi.
Questa impalcatura del romanzo permette a chi legge di vedere il protagonista sotto varie luci e punti di vista. Permette di vederlo in azione mentre indaga; di osservarlo mentre riflette solitario; di capirne i processi mentali mentre, con l’ispettore Miniati, elabora deduzioni relative all’indagine che sta seguendo. Anche se poi qualcosa cambia…
Ne viene fuori una figura a tutto tondo, soprattutto perché molto del plot è caratterizzato da una serie di ‘a parte’ che vedono Teiro alle prese con un nibbio. Ovviamente non si parlano, ma tra di loro si instaura un rapporto che prende consistenza da un loro incontro fortuito. Non è un legame simbiotico, ma un qualcosa che permette ai due un’immedesimazione reciproca, a sentirsi una porzione dell’altro quasi fossero complici, se non addirittura empatici per qualche esperienza in comune.
Man mano che l’inchiesta procede, è possibile notare come progressivamente cambino le carte in tavola e come si trasformi la prospettiva dei fatti che nella parte iniziale sembrava avere punti di riferimento ben saldi.
Gli aspetti reconditi legati al passato e il fatto che ognuno di noi debba venire a patti con la propria ‘dark side’ sono solo alcune delle tematiche che popolano la seconda parte di “Delitti”, portando chi legge in una serie oscura di meandri interiori che a volte si preferirebbe rimuovere, soltanto per un quieto vivere.
Piacevolmente proteiforme.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS