Turning and returning to some secret place to hide
Watchin’ in slow motion as you turn to me and say, my love
Take My Breath Away
(Berlin – Colonna sonora Top Gun)
Cantava questi versi il gruppo musicale statunitense Berlin, con la frontwoman Terri Nunn che accompagnava dolcemente il film cult del 1986, Top Gun. E solo (ri)ascoltare le prime note di Take My Breath Away ci porta indietro nel tempo, a quando il compianto Tony Scott firmava una delle pellicole d’amore più belle di quegli anni, con un giovanissimo Tom Cruise nel ruolo di Pete “Maverick” Mitchell e la bellissima Kelly McGillis nel ruolo dell’astrofisica Charlotte “Charlie” Blackwood. Sognando, correndo, e volando su un F-14.
La musica cambia (e letteralmente) più di trent’anni dopo, con il regista Joseph Kosinski che inquadra il caparbio Maverick invecchiato, con qualche ruga sul viso ma sempre con gli addominali scolpiti, sfrecciare con i suoi occhiali neri a goccia sulla sua inseparabile moto con l’acceleratore al massimo. Con una punta nostalgica ai bei anni ’80, che tanto avevano persuaso la fantasia delle donne, ripresi magistralmente dagli impeccabili arrangiamenti del compositore tedesco Hans Zimmer.
E ritorna, più in forma che mai come se il tempo si fosse fermato Tom Cruise, (ri)mettendosi gli abiti dell’ottima performance e (ri)vestendo il miglior aviatore della Marina che nel nuovo capitolo si ritrova a insegnare alla squadra dei new Top Gun come affrontare nuove sfide e salvare la pelle, tra acrobazie in volo ed esercitazioni over the limit.
Complessi anche per il pilota collaudatore più coraggioso Maverick, che deve far i conti con il passato che bussa forte alla porta del presente, con Bradley “Rooster” Bradshaw (Miles Teller) che tenta di ottenere risposte dopo la morte del caro padre gregario Goose (Anthony Edwards), il tanto atteso ritorno di Tom “Iceman” Kazansky (Val Kilmer) e il nuovo amore Penny (Jennifer Connelly) con i capelli scuri e i grandi occhi di un intenso colore verde.
E tra una (a tratti troppo) enfatizzata linea ironica che tende a incollare il drammatico e il sentimentale che camminano di pari passo nello script, un uso ponderato della cinepresa sui primi e primissimi piani ‒ che non lascia scampo nemmeno alle goccioline di sudore che bagnano i volti dei personaggi ad una velocità supersonica sugli F-18 con tanto di respiro affannoso ‒ e il felice amore (consumato?) che volentieri poteva essere messo da parte, Top Gun: Maverick procede secondo le classiche regole di un action movie. Inizio promettente con sentori malinconici, sviluppo adrenalinico che tiene con il fiato sospeso, il protagonista che contro ogni legge della gravità sopravvive anche a morte certa e lieto fine, con l’immancabile velivolo guidato dal pilota più bravo che volteggia nell’aria come in un valzer a cinquemila piedi dalla terra.
Sulla melodia di Hold My Hand di Lady Gaga che arriva troppo tardi per rimanere scolpita nell’immaginario collettivo contemporaneo.
VOTO: 5
Martina Corvaia – RadioBlaBlaNetworkNews