Mi è piaciuto ritrovare nel romanzo di Parmigiani una serie di sensazioni tipiche delle amicizie adolescenziali. Il rapporto con l’ #altro_da_sé è importante in quell’età perché si riempiono tante baie e tanti golfi, rimasti in secca da tempo, che abbiamo nel nostro io interiore. Nell’elaborazione di questi rapporti spesso si manifestano anche momenti di assoluta ingenuità, intesa in due modi diversi.
Da un lato #ingenuità può avere quelle connotazioni mutuate dal movimento romantico, indicando cioè una purezza d’animo e nelle intenzioni mentre ci si mette in gioco per scoprire il livello di affiatamento con l’amico (uso il maschile perché si parla principalmente di amicizia maschile).
Però, #ingenuità rappresenta anche l’illusione di aver creato qualcosa che è nella nostra mente e che nei casi più fortunati si sovrappone solo in modo parziale a quella che è la realtà.
Scatta così quel meccanismo di #assolutizzazione non solo nei confronti della persona eletta ad alter ego, ma anche nei confronti dell’amicizia stessa. Si percepisce l’errore, la grande svista, il #qui_pro_quo. Eppure si persevera nel cammino sbagliato arrivando ad un risultato. Tutte le nostre baie, tutti i nostri golfi interiori finiscono inesorabilmente per inaridirsi.
Non è questa la storia di “Stelle per pianeti” ma potrebbero essere a grandi linee le dinamiche su cui la trama si muove. La vicenda può essere paragonabile ad una miccia abbastanza lunga che viene innescata in modo da lasciare chi legge in uno stato di progressiva ansia, perché non si sa se l’innesco provocherà lo scoppio o se arriverà qualcuno a neutralizzare la #minaccia.
Un plauso a Parmigiani per aver creato questi personaggi-pianeti che a volte gravitano senza mai incontrarsi, a volte lo fanno rischiando impatti irreversibili. Anche se interagiscono e si parlano, queste figure hanno la prerogativa di essere #monadi. Vogliono e rifiutano allo stesso tempo la condivisione con gli altri. L’autore è poi bravo a rendere su carta atmosfere che possono essere appartenute al vissuto di chi legge. E anche laddove non fosse così, siamo assolutamente nel campo della verosimiglianza.
Rimanere orfani anche in quel luogo dove si doveva essere principalmente protetti è uno dei concetti che, anche se non riferito all’amicizia, mi porterò da questo libro scritto.
“Stelle per pianeti” è un libro che ha un target molteplice. Rimane valido per gli adolescenti, per i post adolescenti e per chi, in età avanzata, ha lasciato qualcosa in quel periodo così complicato. A tutte queste persone, qualunque sia la loro età, arriverà la delicatezza dei dettagli di questo romanzo.
Perché quando si parla di questa generazione bisogna usare garbo e sensibilità…
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS