Una storia inusuale. Una visione cinematografica diversa che vuole intimorire e far ridere insieme. Una rivisitazione personale del concetto di “alieno”. Gli occhi di Jordan Peele che vedono e immaginano mostri con punti deboli che possono essere annientati. Tanti spunti riflessivi e una versione nope che desiderano estraniarsi da pellicole famose di qualche anno fa ‒ e che (ri)approdano nella storia del cinema in versione 4K ‒ che interpretano l’UFO in un modo diametralmente opposto.

E si costruisce così Nope, l’ultimo lavoro del regista statunitense Jordan Peele ben acclamato negli USA con incassi da record. Una trasposizione animalesca della natura, macabra, che si ribella al sistema di regole imposte dall’uomo. Che uccide, senza pietà, a mani nude in live in una sorta di show televisivo anni ‘90 come fosse un gioco. E lascia una scia di sangue dietro di sé che si nasconde dietro gli occhi terrorizzati di un bambino. Inermi, che incrociano lo sguardo dolce della scimmia che riscopre il suo cuore tenero troppo tardi. E il video registrato in diretta e alla mercé degli utenti su YouTube trascina con sé il successo planetario e il relativo merchandising che elevano la carriera lavorativa del bimbo-attore.

Uno stile orrorifico che si mescola ai miti di Hollywood, con inquadrature in soggettiva girate in pellicola e un salto nel passato al cinema delle origini con Animal Locomotion del fotografo britannico Eadweard Muybridge. Il primo filmato in assoluto in cui un uomo di colore galoppava su un cavallo, ormai dimenticato. E Nope si trasforma in un connubio di diversi generi cinematografici in cui scorrono il thriller, l’horror, il fantasy, l’adventure, la commedia con qualche venatura western, se si ascolta attentamente qualche nota musicale in sottofondo. Eppure, la terza avventura di colore che si aliena dai due capolavori Scappa – Get Out (2017) e Noi (2019) non è solo la storia di OJ Haywood (Daniel Kaluuya), Em Haywood (Keke Palmer) e Jupe Park (Steven Yeun) che vivono in una gola nell’entroterra della California e scoprono una realtà paranormale e inquietante. È una storia di razzismo, sulla stessa lunghezza d’onda delle due avventure precedenti, con persone di colore discriminate e messe in un angolino emarginate dalla società che si riappropriano di ciò che è stato negato. E Jordan Peele riesce ancora una volta a proiettare una verità diversa in cui il loro quoziente intellettivo è addirittura superiore a quello dei “bianchi” che il più delle volte finiscono per pagare con la loro stessa vita.

E ancora Nope è un film che amalgama tantissimi elementi cinematografici. Una nuova variante dell’UFO, che non appare mai se non sotto forma di gigantesco disco volante (reminiscenza spielberghiana del cult Incontri ravvicinati del terzo tipo degli anni ’70?) polifago e i tanti stili pervasi dalla peculiare ironia che domina le battute e le scene comiche, troppo enfatizzate sullo sfondo di un contesto disturbante. E il ritorno del bravissimo Daniel Kaluuya nel ruolo del protagonista dopo cinque anni dal primo film gioca un ruolo importantissimo, diretto ancora una volta dalla ponderante cinepresa di Jordan Peele che si muove su un nuovo terreno sperimentale. Peccato solo che la vis comica, la gioia e il divertimento che i personaggi meritano, troppo estremizzati dal regista, le differenti interpretazioni sul simbolismo legato dietro a un film oggetto di studio e le tante domande inespresse che cercano con insistenza le risposte, hanno allontanato notevolmente Nope dalle sue preziose perle cinematografiche antecedenti.

E apprezzarlo diventa ancora più controverso.

VOTO: 4.5

Martina Corvaia – RADIO BLABLA NETWORK NEWS – 25/07/2022