Torna a Milano il musical “Priscilla, la Regina del Deserto” dal 1° al 26 marzo per i suoi 10 anni, sempre al passo coi tempi, al Teatro degli Arcimboldi,.

Amo il mondo delle drag queens, cresciuta a pane e “Il Vizietto”, da adolescente cantavo sulle note delle canzoni di “Victor Victoria”, due films dalla grazia intramontabile. Lustrini, piume, eleganza, dolcezza, raffinatezza, il tutto condito da quel sano kitsch che fa bene agli occhi e al mio animo da artista amante dei “luccichini luccicosi”. 

Questo mondo sfolgorante si ritrova nella splendida figura di Bernadette (Simone Leonardi); ma si sa, i tempi si evolvono e, forse anche il mondo drag, sta subendo uno scossone verso un’artisticità volta a stupire, un po’ scandalosa, piena di colori, forme incredibili, luci ed effetti stupefacenti, ma che allo stesso tempo si allontana dal gusto soave della “vecchia guardia” e non ne abbiano a male i miei amici Bernadette, Zazà e Toddy per l’aggettivo “vecchio”, per me, “trentenne nata vecchia” è in realtà un complimento.

Gli effetti visivi sono straordinari, ho trovato particolarmente riuscite le sequenze al “rallenti “e in accelerazione, cosa tutt’altro che scontata dal vivo di un palcoscenico. I costumi sono incredibili in tutti i sensi e anche se sembrano più usciti da “Alice nel Paese delle Meraviglie” sottolineano la diversità generazionale tra i vari personaggi; meravigliose le voci, purtroppo, a tratti, sovrastate dalla musica; le coreografie sono un mix tra i classici della storia drag e movimenti più moderni e dirompenti. 

Si arriva quindi ad uno scontro generazionale, come è sempre successo dalla notte dei tempi, in qualsiasi ambito umano. Bernadette Vs. Felicia (Marco Ranù). Chi vincerà il cuore dello spettatore? Per quanto mi riguarda, l’avete già intuito, ma si tratta del gusto personale di una trentenne diversamente giovane che crede che l’esuberanza raramente collimi con “buon gusto”; quindi, ad ognuno di voi, l’ardua sentenza. 

A far da paciere alla simpatica sfida, una preoccupata e sensibile Mitzi (Antonello Angiolillo), che giustamente vuole creare un rapporto con suo figlio, ma non sa da dove cominciare. La storia è nota a chi ha già visto il musical e /o il film da cui è tratto, sarà il bambino stesso, con la sua totale assenza di pregiudizi a risolvere la situazione. Un messaggio che dovremmo tutti scrivere e riscrivere nei nostri cuori, “chi siamo noi per giudicare”? Per non parlare di chi fa del male fisicamente o psicologicamente a qualsiasi essere umano, siano essi gay, trans, drag, etero, artisti, biochimici, medici, prostitute, ricchi, poveri, gigolò, e tutte quante le infinite varianti dell’umano vivere. 

In fondo Priscilla è portatrice di questo messaggio: siamo unici nella nostra uguaglianza. Unici e liberi di esprimerci nella nostra unicità, per fortuna lo siamo nel nostro paese, in cui esiste la libertà di espressione, peccato non poter vivere questo diritto in tutte le nazioni di questo pazzo mondo; Uguali perché siamo tutti esseri umani fin nelle ossa sotto questo Cielo. Voltaire sosteneva che si può essere in disaccordo, è naturale, le nostre idee e inostri modi di vivere sono frutto della nostra unicità, e non sempre vanno d’accordo tra loro; ma che anche nel disaccordo ci si dovrebbe sempre schierare per il diritto dell’altro di esprimere il proprio pensiero e il proprio modo di essere. Questo è Priscilla, oltre alle piume e il lustrini, al di là delle musiche e del fard. Quando il mondo intero comprenderà questo corollario del Rispetto, allora sì che vivremo tutti liberi in un mondo migliore, ma la data, ahimè è da destinarsi a tempi “futurissimamente futuribili”. La mia riflessione personale e ripeto personale, da trentenne dai gusti retro’ (e si, a questo punto un po’ fiera di esserlo) è: per giungere a questa meta, il cammino lo fa “meglio” Bernadette, con la sua eleganza senza tempo anche quando da quella sua boccuccia escono parole un po’… ops!… poco raffinate, o Felicia, con la carica erotica e sopra le righe, espressione dei tempi che corrono? Forse non c’è un “meglio” o un “peggio” ma solo due modi diversi di porsi, che parlano in modo diverso ai cuori, e l’atteggiamento di Bob (Stefano De Bernardin), aperto, garbato, pieno di rispetto, riservato ma anche risoluto nel difendere chi viene calpestato, è quello che porta alla meta, con qualche riparazione ogni tanto e sostituendo il serbatoio quando necessario. Tutti possiamo essere un po’ sgangherati come Priscilla, l’autobus rosa, con un serbatoio di idee da cambiare, ma tenendo sempre un atteggiamento gentile, riusciremo a scalare anche i monti dell’Australia, ognuno con la propria luce, diversa da qualsiasi altra, ma sempre e fulgidamente Luce!

L’articolo su Priscilla sarebbe finito qui, ma devo aggiungere una nota da pura amante delle arti. È mai possibile che nel nostro paese, fatto d’arte e bellezza, non abbiamo teatri alla portata dei nostri artisti? Il Teatro degli Arcimboldi è per la sostituzione moderna (quando necessaria per lavori e altre ragioni) del Teatro alla Scala, e come teatro moderno equivalente alla grandezza storica di quest’ultima, mi sono sempre chiesta perché il palco fosse così piccolo, senza parlare delle barriere architettoniche per chi non può “zompettare” come una drag queen del cast di Priscilla. Quando questo paese, che noi italiani amiamo tanto o forse non abbastanza, tornerà ad investire in una delle cose che sa fare meglio, ossia l’arte? Quando i nostri palchi potranno offrire spettacoli al pari di Broadway? Gli artisti ce li abbiamo, costumi, luci, effetti, musiche e musicisti, ci sono… mancano i luoghi e chi vorrebbe, avendone la possibilità, fare qualcosa di concreto per questo gene, profondamente iscritto nel nostro DNA, che è l’arte.

Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News