Appena leggerete la trama del libro, vi verranno in mente un sacco di elementi tratti soprattutto da film che potrebbero in qualche modo sovrapporsi con quanto narrato ne “I santi mostri”.
Toglieteveli dalla testa, non c’entrano nulla con questo romanzo.
Anche se la vicenda si svolge nella Germania a cavallo tra le due guerre, l’atmosfera che si percepisce assume toni indefinibilmente rarefatti. Certo, il nazismo in quel periodo ha una crescita esponenziale, diventa invasivo nella vita di tutti i cittadini. Già questo dovrebbe bastare per far capire il clima del libro.
Eppure, ecco che il circo popolato da questi #freaks sa crearsi una dimensione parallela rispetto alla realtà, dove vivere in prima persona una serie di valori importanti. Questo ensemble così sgangherato, coeso quasi per caso ma serio nelle sue proposte e nelle sue performance, saprà essere una sorta di #oasi, per se stesso come anche per il pubblico che ogni sera verrà attratto dalle particolarità di questi personaggi. E gli #spettacoli che vengono organizzati -in maniera sempre più rocambolesca, man mano che il nazismo ha preso piede- diventano per la gente comune una specie di bene rifugio, di approdo per fuggire dal quotidiano. Agli occhi dei più, Gebke e i suoi potrebbero apparire come semplici #fenomeni_da_baraccone. Zeno invece li trasfigura e li eleva al rango di #persone dotate di spirito e spessore. Anche con poche pennellate, lo stesso scrittore dona una fisionomia ben precisa alle figure che partecipano a questa particolare messinscena. E anche quelle che all’apparenza sono imbarazzanti malformazioni, diventano in seguito una dote, un #super_potere utile a distinguersi dalla massa.
All’interno del plot, la vicenda surreale di questi #santi_mostri si innesta nella realtà attestata da fatti storici perché compaiono nomi che hanno promosso e divulgato la volontà nazista. La rappresentazione storica non è messa a lato della trama tanto per far vedere a chi legge che si è eseguito un #compitino. Si percepisce molto bene che a monte c’è stata da parte di Zeno la volontà di documentarsi approfonditamente sul periodo preso in considerazione anche per valutare quale margine di fiction era possibile inserire in tutto l’intero impianto.
Nonostante si tocchi con mano la tragedia, alla fine si rimane con un impalpabile retrogusto di malinconia dolce. Azzarderei una malinconia paragonabile alla #saudade brasiliana, anche se ci si trova a latitudini ben diverse.
Siamo nel campo della narrativa, non nell’ambito di produzioni finalizzate all’#auto_aiuto. Dico questo perché “I santi mostri” è un testo che, in maniera particolare, fa leva sull’autostima di chi legge e aiuta a comprendere che tutto può essere una risorsa.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS