Un gradito ritorno è quello di tutti i personaggi e personaggE che ruotano intorno al Bar William.
Per chi non lo sapesse, è’ un’operazione-ricordo, perché il tutto è ambientato nei milanesissimi anni ottanta all’interno del Borgo degli Ortolani che si trova nelle vicinanze della chinatown del capoluogo lombardo (la zona di via Paolo Sarpi, per intenderci).
Al centro di tutto ci sono Pino e Marietto che si improvvisano investigatori loro malgrado. Non si tratta di professionisti #alla_CSI ma di #detective_caserecci che si trovano coinvolti in casi di piccola criminalità dove, per fortuna, non si versa una sola goccia di sangue.
Per quanto i due abbiano molta parte in causa all’interno della trama, il romanzo è popolato anche di altre figure già presenti nel precedente episodio oppure assolutamente inedite per la #serie. Quello che importa sottolineare è che all’interno della trama l’interazione tra tutti e tutte è assolutamente #corale. Pino e Marietto si occupano di indagare ma è possibile notare come siano aiutati, con poco o con molto, anche da tutto il gruppo che li circonda.
Non si presentano atmosfere propriamente noir, anche se non mancano momenti di suspence. Il clima è gioviale, divertente, piacevole, grazie alle simpatiche schermaglie che si scambiano #attori ed #attrici della vicenda. Non si tratta di frivolezze, ma di uno spaccato di vita di quartiere che attualmente, nella metropoli meneghina, non è più così facile riscontrare. Così come, oggi come oggi, risulta difficile ascoltare per le strade della città un dialogo, anche breve, in dialetto.
Tutto il libro ha come sfondo il #Bar_William (mi raccomando, pronunciarlo con ‘V’ semplice), polo d’attrazione del quartiere com’era tipico in quegli anni e come, in qualche raro caso, succede ancora oggi in qualche zona di periferia. Qui dettano legge William e suo padre Socrate, due milanesi DOC con tutte le loro fisime, tipiche degli anni ottanta per quanto riguarda i servizi di ristorazione. E a proposito di #vernacolo, nessuno pensi che “Alba tragica” voglia essere un testo dedicato solo ed espressamente ai #milanesùn. Tutto ciò che viene detto in milanese è assolutamente di facile fruizione per tutti.
L’aspetto nostalgico è poi completato dal fattore musicale che in alcuni passaggi contrappunta la trama provenendo dagli altoparlanti di un juke-boxe, altro aspetto decisamente #vintage.
Solo in apparenza, quindi, si potrebbe parlare di “Alba tragica” come di #giallo_sopra_le_righe. Non è così. E’ invece un libro spensierato che sa intrattenere gradevolmente e con intelligenza.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS