I nomi simbolici che contraddistinguono tutta quanta la vicenda potrebbero far pensare che “Nato solo” possa essere una storia banale, dal finale prevedibile.

In realtà, questi famosi nomi nascondono situazioni che fanno parte, grosso modo, della quotidianità di ciascuno. L’atmosfera che si respira è quella di una favola, ma per nulla paragonabile a quelle antiche. Qui si tratta di una favola contaminata da varie brutture e da valori morali assolutamente discutibili.

Attraverso questa favola moderna, etichetta che sta comunque molto stretta al romanzo, Larousse ci mostra una particolare allegoria che appartiene alla vita di oggi. Si tratta infatti di una perpetua lotta tra chi per un destino non scritto risulta sempre vincitore e chi invece sembra avere impresso il marchio del perdente. Chi nasce #vinto vive nella speranza che la sua sorte, il suo ruolo, possano essere ribaltati. Chi nasce #vinto vive nell’aspettativa di poter cambiare in meglio il proprio #status.

Tuttavia, questo viaggio metaforico non risparmia nulla e nessuno.

Per poter aspirare a un seppur minimo cambiamento in meglio è necessario che i più deboli si umilino mediante un percorso fatto di forche caudine quali compromessi, sacrifici e non ultimo il rinnegare i propri valori (quelli ‘giusti’, per intenderci) e le proprie convinzioni. E a volte può essere davvero più facile e comodo, mi si perdoni la citazione, passare “al lato oscuro della forza”.

A una prima occhiata, potrebbe sembrare che ci sia uno spartiacque quasi manicheo tra le figure che popolano il plot, mettendo in contrapposizione quelle cosiddette #buone di fronte a quelle #cattive. Può sembrare strano, ma Crudeltà e Cattiveria hanno bisogno di un’arte per essere messe in pratica, quindi la psicologia dei personaggi negativi è decisamente delineata in ogni suo particolare e non tagliata con l’accetta. Lo stesso dicasi per quanti si impegnano a risalire la china di una condizione decisamente sfavorevole. Sono persone avvicinabili alle caratteristiche dell’eroe greco, non certo alle peculiarità degli eroi della fiaba, il cui senso della realtà è molto discutibile.

“Nato solo” è una sorta di parabola ma non credo che l’autrice avesse a monte l’intento di creare qualcosa di #didascalico che volesse insegnare una morale o comunque qualche piccolo precetto. Lo scopo semmai era quello di invitare a fermarsi e leggere per bene questa storia.

E rifletterci sopra…

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS