Un caso del tutto fortuito della vita mi ha portata a visitare, in una bella giornata di sole settembrina, la mostra I Marmi di Torlonia. Collezionare Capolavori.

Meravigliosamente allestita e curata, l’esposizione vede novantasei sculture di epoca classica mostrarsi con tutta la loro imperiale bellezza tra gli scenografici saloni del piano terra delle Gallerie d’Italia, museo eccezionale di per sé.

La collezione di marmi antichi della famiglia Torlonia non è soltanto un inno alla bellezza e alla raffinatezza artistica di un nostro lontano passato, ma è anche documento importante della nostra storia e cultura, testimoniando sia l’emergere nei secoli della passione per il collezionismo privato del popolo italiano, sia la nascita e lo sviluppo delle tecniche di restauro, dagli albori “integrativi”, all’avvento delle tecniche contemporanee e d’avanguardia.

“C’è da rimanere di marmo…” sento dire da un visitatore accanto a me. Ed è vero. A lungo considerata “solo” una copia della statuaria greca, la scultura romana sembrava essere considerata senza un carattere proprio, i Marmi di Torlonia dimostrano quanto questa concezione fosse sbagliata.

Lascio scoprire a chi vorrà visitarla nei pochi giorni che restano, l’incredibile storia di questa collezione quasi leggendaria e le vicissitudini che l’hanno tenuta “nascosta” per tanto tempo, per lasciarmi andare alla descrizione di un’opera tra le tante, scelta come volto della locandina della mostra: Ritratto di fanciulla da Vulci, detta Fanciulla Torlonia. La bellezza delicata e senza tempo di questa giovane donna, dagli occhi sognanti, il sorriso assorto e l’espressione innocente, toglie il respiro. Ha in sé una incantata e pudica sensualità appena accennata dalle sue labbra dolcemente socchiuse. La perdita degli ornamenti, dovuta ai secoli di storia, le permette di “poter viaggiare nel tempo” fino ai giorni nostri e rimanere attuale e contemporanea; ammirandola si può avere l’impressione di incontrare sia una Beatrice dantesca che una semplice adolescente sognante appartenente ai nostri tempi.

Interessante anche il salto temporale offerto dalla visita del Cantiere ‘900, in una delle sale attigue, e compresa col biglietto dei Marmi. Può sembrare di essere capitati, in pochi passi, in un universo parallelo, che lascia spazio a domande e riflessioni sull’espressività contemporanea, quasi effimera nei confronti dell’universalità di quella romana, ma che sicuramente ci interroga sui tempi che stiamo vivendo in modo molto profondo.

La Fanciulla di Vulci ha attraversato i millenni col suo sguardo rapito e il suo candore, chissà se anche la nostra cultura saprà donare alla nostra progenie più lontana qualcosa di altrettanto bello. Perché davanti ai Marmi di Torlonia siamo davanti ad un esempio di Bello Universale, senza limiti di luogo, tempo e cultura.

Ultime due considerazioni.

Finalmente una mostra in cui l’illuminazione è studiata alla perfezione, grazie alla quale è possibile apprezzare le sculture appieno, con tutti i loro monumentali volumi, ricchi dettagli o delicate espressioni.

Molto ben realizzato anche il catalogo, che offre interessanti saggi e soprattutto schede tecniche di ogni singola opera. Non solo una raccolta di meravigliose fotografie da sfogliare ma anche un ricco contenuto scientifico.

Giulia Calvanese – RADIO BLABLA NETWORK NEWS

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