Mercoledì 19 marzo si è tenuta la conferenza stampa dello spettacolo Iliade, un’opera teatrale liberamente ispirata al celebre poema di Omero. In scena al Teatro Manzoni di Milano dal 25 marzo al 6 aprile 2025, lo spettacolo porta la firma di Francesco Niccolini per il testo e di Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer per la regia.
La rappresentazione vede in scena un cast di otto attori, alcuni dei quali impegnati in più ruoli, dando vita a una narrazione intensa e corale. L’adattamento si propone di restituire tutta la potenza epica del poema omerico attraverso una drammaturgia innovativa e coinvolgente, capace di trasportare il pubblico nel cuore del mito e delle sue vicende senza tempo.
Si apre il sipario e ci troviamo in un mondo dominato dal caos della guerra, in cui non c’è spazio per la giustizia né per la volontà degli umani. Il destino dei mortali è nelle mani degli dèi, capricciosi e implacabili, che intrecciano le loro trame al di sopra delle sofferenze umane. Attraverso una narrazione potente e intensa, lo spettacolo restituisce la crudezza di un conflitto eterno, in cui non esistono veri vincitori né vinti, ma solo il perpetuarsi di dolore e distruzione. La guerra di Troia diventa così il simbolo di tutte le guerre, un dramma senza tempo che continua a risuonare nella nostra contemporaneità.
Lo spettacolo affascina per la sua capacità di muoversi su due binari paralleli e intersecati: il gioco e la guerra. La guerra di Troia, infatti, nasce come un crudele passatempo degli dèi, che decidono le sorti degli uomini con leggerezza, come se stessero muovendo pedine su una scacchiera divina. Allo stesso modo, in scena, gli attori interpretano il conflitto come un gioco, evocando l’energia e la spontaneità dell’infanzia, quando giocare era un atto estremamente serio, vissuto con totale dedizione. Ma col tempo, crescendo, si perde quell’incanto: il gioco non è più innocente, proprio come la guerra smette di essere un’epica impresa per rivelarsi nella sua tragica realtà.
Nell’Iliade, la coscienza e la scelta non appartengono ancora agli uomini. Gli eroi combattono, amano e muoiono non in virtù del libero arbitrio, ma perché spinti da un destino già scritto, dalle volontà capricciose degli dèi o dall’onore imposto dalla società guerriera. Non c’è spazio per la responsabilità personale: gli uomini sono pedine di un gioco più grande, strumenti di una guerra che li travolge senza lasciare possibilità di ribellione. La civiltà dovrà attendere la nascita della Tragedia per scoprire il senso profondo della scelta e il peso della libertà.
Tutto questo non è poi così distante dal nostro mondo contemporaneo. Anche oggi, come nell’epoca dell’Iliade, l’umanità è attraversata da guerre, paura, sete di potere e ricchezza. L’ossessione per il nemico – reale o costruito – continua a essere un motore potente dei conflitti, alimentando divisioni e violenze. Le stesse forze che nell’antichità rendevano inevitabile la guerra agiscono ancora oggi, spesso mascherate da ideologie, interessi economici o logiche di dominio. Se nel poema epico il destino era deciso dagli dèi, oggi sta agli uomini scegliere da che parte stare. La vera sfida della nostra epoca non è solo comprendere i meccanismi che generano la guerra, ma avere il coraggio di dire no all’orrore, di opporsi alla violenza e di costruire un futuro fondato sulla consapevolezza e sulla giustizia.
Roberta Ferrara –BLABLANETWORK NEWS