Con questo autore, la scrittura si alza sempre di livello.
Prima di tutto perché i contesti che da essa vengono illustrati non sono scenari qualunque ma sempre abbastanza estremi o comunque importanti. Poi, perché è la stessa scrittura ad arricchire gli ambienti di personaggi dalla consistenza particolare.
In “Bambino”, si ha pure la possibilità di entrare nella psicologia del #Cattivo, che forse non è nato con quelle caratteristiche ma ci si è ritrovato dentro per motivi contingenti. Il plot comincia grosso modo ai primi anni venti, quando il fascismo otteneva proseliti con molta facilità. Il #Bambino_Mattia se ne intride subito, accoglie presto questa sorta di #credo politico, ma è tra i primi che ne coglie la fragilità alle basi.
Questa consapevolezza lo isola ancora di più, lo porta a compiere un #upgrade di crudeltà facendo sempre buon viso e cattivo gioco, se possibile tenendo il piede in due scarpe.
Il fluire della trama è comunque cadenzato da elementi che creano volontariamente un disequilibro, un contrasto.
Mattia viene soprannominato “Bambino” per quei connotati apparentemente innocenti che possiede il suo sguardo. Il rapporto con il padre vive di continui alti e bassi, dal momento che il genitore non aderisce #mai all’apparato messo su da Mussolini, eppure per Mattia è quell’affetto familiare a cui fare riferimento ma senza esprimere gesti espansivi. Lo stare vicino al padre (a suo modo) potrebbe essere un effetto dell’essere rimasto senza madre troppo presto, fatto che lo ha portato a mitizzare la figura materna. Oltre a questo, non va dimenticato che l’impianto narrativo ha come centro la città di Trieste, affascinante per la sua tradizione cosmopolita e allo stesso tempo per le sue numerose e misteriose contraddizioni.
Balzano quindi centra il bersaglio proponendo altre sfaccettature relative alla tematica dei rapporti interfamiliari. Per certi aspetti può sembrare diversa dai canoni la resa di questo romanzo storico. Non manca di certo l’attenzione nel mettere al centro le figure apparentemente minori (come è giusto che sia per questo tipo di narrativa). C’è più che altro il voler raccontare mediante una sequenza di tasselli come se parte dell’epopea di questi personaggi si fosse persa attraverso il tempo e toccasse a Balzano, con penna sicura, collegare tra loro i pezzi sopravvissuti.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS