Pur partendo da elementi già visti/letti in precedenza, “La teoria dello spillo” sa distinguersi dalla #tradizione precedente per alcuni fattori singolari. Al centro della storia, abbiamo due protagonisti, ma solo uno di loro è la voce narrante di tutta la trama. Benché si tratti di un #attore importante nel complesso dell’impianto, per i toni e le sfumature che offre sembra una presenza completamente estranea alla vicenda.

Il suo alter ego e centro di gravità di tutto l’impianto è questo GianMaria Strazzer, personaggio talmente estremo da apparire assolutamente verosimile nonostante le sue stranezze, i suoi gesti paradossali, i suoi comportamenti imprevedibili e spiazzanti. Più o meno suo malgrado rimane coinvolto in situazioni losche dove si alternano momenti comici, grotteschi e drammatici.

Lo sfondo è rappresentato per lo più da Milano vista non tanto da una prospettiva di #metropoli quanto dal concetto di #periferia. A volte si tratta di zone meneghine trascurate se non addirittura degradate; a volte il discorso riguarda le persone che, deluse nelle aspettative o non più capaci di fronteggiare le asperità del quotidiano, si trovano ai sobborghi della vita.

A vederle tutte insieme, che si tratti di quelle in primo piano o di quelle accessorie, nessuna delle figure che popola la scena di “Teoria” sembra #normale, anche se il vocabolo può essere decisamente frainteso. Potrebbe essere più appropriato parlare di #equilibrio, benché, pure in questo caso, il termine non colga esattamente la realtà della gente coinvolta nel romanzo.

Al di là di tutte le possibili (ma non sempre probabili) mie spiegazioni, “La teoria dello spillo” è quel romanzo che #arriva più facilmente perché racconta di una vita che è sicuramente più vicina a chi legge. Non si fa cadere dall’alto nulla: sì, forse gli spilli. Resta che comunque le atmosfere rappresentate non sono lontane ed irraggiungibili. Fanno parte di noi, del nostro contemporaneo.

Si potrebbe empatizzare. Con i personaggi? Forse più con la dimensione #marginale_laterale dell’intreccio, per capire che -chiedo scusa per la frase fatta- siamo un po’ tutti sulla stessa barca.

Semmai dovesse cadere dall’alto uno spillo, quindi, si spera che questo sorprenda qualcuno intento a leggere questo testo di Brusati.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS