A volte stupisce come, mutuati da discipline tecnico-scientifiche, certi argomenti possano stare al centro di una trama e riempirla adeguatamente senza annoiare. Mi domando quante delle persone che stanno leggendo le mie parole conoscano gli studi sull’econometria spaziale. Non so quanta curiosità possa suscitare questa tematica. Sta di fatto che, oltre a parlarne, il romanzo offre un doppio piano di lettura coinvolgendo i rapporti umani in relazione a questa materia.
L’essere umano è sempre alla ricerca di se stesso come anche di un #centro di gravità permanente nel quale ricostruirsi o al quale fare riferimento per qualsiasi motivo, ma urgenze di vario tipo (come ad esempio trovare il classico #posto_nel_mondo) lo portano a rivedere le proprie priorità e ad anteporre #altro all’interazione con i suoi simili.
#Null_Island è da intendersi in senso proprio ma anche in senso simbolico,
E’ un punto di approdo imprevisto, non programmato, non ipotizzato. Allo stesso tempo diventa anche un punto di partenza per riparametrare le prospettive proprie ed altrui.
Al di là di quelle che sono le mie (discutibili) interpretazioni, “Null Island” è un romanzo che risulta essere specchio dei nostri tempi. Si illustra a distanza molto ravvicinata tutto quello che oggi, ventunesimo secolo, può dare significato al concetto di #precarietà. Per la protagonista Antonella, rappresenta l’instabilità del suo lavoro di ricerca ma anche il fatto di non avere trovato una sicurezza nel campo affettivo. A fronte di questo #Null_Island potrebbe assumere le sembianze del #compromesso, spettro da cui si vuole fuggire ma abisso che molto spesso si finisce per abbracciare.
Lo stile di Petrarca è snello, veloce, forse anch’esso specchio di questa attuale società che vuole tutto rapidamente e istantaneamente. Ma nella sua velocità (grande pregio), la prosa ci introduce con agevolezza a quello che è il molteplice piano narrativo di tutto l’impianto.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS