E’ già il titolo a farci capire che ci troviamo di fronte ad un genere che riguarda la narrazione breve. #Miniatura infatti è qualcosa di piccolo, è qualcosa che rispetto agli standard ha una dimensione ridotta. Ma la sua origine sta pure nel significato del verbo #miniare, cioè effettuare lavorazioni particolareggiate su particolari metalli e non solo.
Per fare questo occorre precisione, occorre cesellare con cura ogni parte dell’opera che si sta costruendo.
Potrebbe stare in questo il significato intrinseco del volume di D’Angelo anche se esistono comunque altri piani di lettura ed interpretazione. Sta di fatto che l’abilità dell’autrice risiede, secondo me, nella sua capacità di aver creato un impianto narrativo difficilmente ascrivibile a una categoria. Definire “Miniature” come raccolta o romanzo di racconti sarebbe assai riduttivo. Di sicuro, è una struttura tripartitica all’interno della quale è possibile ricavare echi e richiami particolari.
E’ una storia che, con varie sfaccettature, attraversa tre specifici #steps. Non si tratta di #upgrade ma di veri e propri passaggi (di stato). La tematica di base è quella amorosa, ma senza avere a che si abbia a che fare con i cliché di romanticismo inutilmente zuccherato. Sussiste anche un legame con il fattore #tempo (dettaglio sul quale chi legge deve porre particolare attenzione) così come con il fattore #luogo.
Chi vorrà leggere “Miniature” dovrà anche fare i conti con il concetto di #trasfigurazione in senso proprio ed in senso lato. Sembra quasi che, ad un certo punto, anche lo svolgimento della storia voglia togliersi dal poter essere incanalato in una specifica categoria.
E’ ovvio anche che, a fronte dell’ #Amore, non si potrà non tenere in considerazione anche l’evoluzione delle dinamiche umane. In questo senso D’Angelo sa, in un breve spazio, illustrare come queste si intersechino tra di loro non tralasciando quello che potrebbero essere le conseguenze…
Perché per connotare una situazione od un contesto non è obbligatorio mettere in piedi ampi e lunghi discorsi, che comunque in generale possono avere un loro #perché.
A volte può bastare una #Parola o un ristretto gruppo di esse, ma che siano scelte bene, per dare significato a quello che si vuole dire.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS