Centododici pagine.

Qualcuno potrebbe pensare che sia un libro superficiale, qualcosa che sia stato scritto tanto per usare un po’ d’inchiostro, Invece la questione è di tutt’altra natura.

Si parla di un romanzo che testimonia quanto a volte il dono della sintesi sia importante, ma non solo per una mera e banale questione di tempo. Non voglio intendere che Martini abbia adottato uno stile all’insegna della rapidità. Occorre spostare la prospettiva. Quindi, piuttosto che appesantire una prosa di fronzoli inutili, meglio andare subito al nocciolo di quello che si vuole dire.

Anche questo significa #produrre_arte e in questo caso significa farlo intensamente.

Perché a lettura ultimata affiora una piacevole sensazione. Nel suo essere conciso Martini #approfondisce tutte le tematiche che affronta e lo fa senza stereotipi e senza luoghi comuni. Si tratti di amicizia, di affetti familiari, di editoria (argomento di punta del testo), o di qualsiasi altro aspetto sviluppato dall’autore, quando si arriva all’ultima pagina è possibile notare che nulla è stato lasciato in sospeso. Semmai esistesse qualcosa in tal senso, non è ascrivibile a una #dimenticanza ma alla voglia di creare un effetto di rarefazione.

Tutto questo riesce soprattutto perché la componente #aggregante, che riguarda un’ampia parte di trama, è la #nostalgia. E che nessuno pensi che usare il ricordo, servirsi dei flashback, sia stata una strategia per vincere facile.

In un’epoca in cui si dice che in Italia ci sono più scrittori che lettori, anche parlare di scrivere storie, di volerle pubblicare e di tutto quello che concerne questa sfera di situazioni potrebbe sembrare un semplice espediente.

Invece occorre andare oltre…

Ne “Il desiderio imperfetto”, segnalare un certo #andazzo in questo campo non è stato l’intento principale dell’autore. A mio parere, con il suo romanzo, Martini ha voluto mettere maggiormente in evidenza il fatto che scrivere e pubblicare rappresenti per il suo protagonista Fabrizio il sogno su cui costruire lo scopo della vita. Questo sogno però, a un certo punto sembra quasi trascendere e percorrere una strada circolare, ammantando così il plot di un’atmosfera alla #aspettandoGodot…

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS