Un libro che ha come target la fascia dai sei ai tredici anni anche se, giustamente, schiaccia l’occhiolino ad un pubblico più adulto e già formato. Se, come è giusto che sia, un domani i #piccoli si affacceranno al mondo, il libro è utile perché le loro menti possano crescere ed essere forgiate lontane da luoghi comuni e stereotipi che sono sempre in agguato. Per quanto riguarda i #grandi, il testo di Molisani potrebbe essere propedeutico per quanti abbiano voglia di rimettere in discussione quelle certezze acquisite tramite una cultura spiegata a tratti e che molto spesso aveva un sentore di unilateralità.

Se è vero che i #classici non tramontano nel tempo, ecco che la mitologia, la quintessenza del #classico, corre in aiuto per sostenere gli intenti del volume. Lo fa sottolineando l’importanza di dare voce a chi ne ha avuta poca, o a chi non ne ha avuta mai. Partendo da questo è possibile osservare che l’obiettivo alla base di questa operazione editoriale si snoda su più piani.

I miti che si prendono in considerazione sono quelli meno noti ai più. La volontà da parte dell’autrice è quella di emancipare questo gruppo di storie #minori proprio perché ha da dire tanto quanto i miti più noti. Non solo, le storie raccolte da Molisani sembrano toccare più da vicino i mali della società di oggi; sembrano riguardare quei valori che oggigiorno andrebbero riaffermati.

Non voglio anticipare quali tematiche abbia scelto l’autrice. Indico solo il fatto che accanto a ogni vicenda presa in considerazione, viene offerto un percorso di riflessione ed approfondimento sull’argomento al centro dell’episodio appena narrato. Ovviamente si tratta di qualcosa di scomodo, quasi fosse un tabù da non dover scardinare. Ci si accorgerà, ad esempio, che in maniera diretta o indiretta nel nostro quotidiano sussistono molti comportamenti che sono una conseguenza del #patriarcato. Parlare ai ragazzi di #patriarcato e derivati, potrebbe essere un passo per contrastarne la forza…

Un ulteriore dettaglio da citare riguarda anche la stampa in carattere Arial, corpo 14. Può sembrare una notizia assolutamente marginale ma forse non tutti sanno che la scelta di questo font non è stata casuale. Permette infatti a chi è affetto da disturbi specifici dell’apprendimento (=DSA) di poter approcciarsi alla lettura senza nessun fastidio, aspetto inclusivo da non trascurare nel momento in cui si volesse regalare a qualcuno questo titolo.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS