Presente e passato della narrazione si alternano in modo quasi frenetico.

Tutto questo spezzetta (ma non è una criticità, anzi!) l’insieme della trama, invitando chi legge non solo a seguire i singoli momenti ma anche a collocarli nella giusta maniera, una volta ultimata la lettura.

Il protagonista Gabriele è alla ricerca di se stesso, dopo essere rimasto orfano di padre da bambino e dopo aver capito che continuare a vivere in famiglia gli avrebbe riservato un percorso tutto #telefonato. Essere alla ricerca di se stessi a volte può significare anche l’essere alla ricerca di un posto nel mondo, oppure aspirare ad un minimo sindacale di rapporti sociali. Mancando tutto questo, Gabriele non si riconosce.

Non so quanto fosse negli intenti dell’autore, ma questo #caos_interiore ha una sua realizzazione nell’impianto narrativo che, come già detto, è volutamente #disordinato. Anche in questo senso, credo sia possibile parlare di #sottrazione. Avete presente quando qualcuno vi racconta qualcosa ma vi omette particolari che per lui sono ovvi ma non lo sono per voi? Detta così, sembra che abbia messo in luce il peggior difetto in assoluto che può avere un testo. Questo #silenzio, questo #non_dire, invece, sono studiati e calibrati con cura e comunque bilanciati da alcune notizie presenti nel risvolto di copertina.

Un altro dettaglio non trascurabile (ma non vado oltre per non rischiare spoiler) risulta il fatto che Gabriele, per una sorta di compensazione, si contorni di piante di vario genere alle quali si dedica con parecchia attenzione.

Nell’insieme, “Solo i santi non pensano” è un romanzo con i controfiocchi perché in più di un’occasione permette a chi legge di individuare più strati interpretativi di tutto il plot e di capire come lo scrittore (al suo esordio, elemento non trascurabile) inserisca molte componenti che hanno a che fare con il nostro subconscio.

Ma lo fa con molta spontaneità e senza alcun tipo di compiacimento…

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS