Tanto ne ha letto, tanto ne ha detto e alla fine ce l’ha fatta. Si potrebbe dire che con questo libro Muzzopappa possa essere la risposta italiana allo scrittore israeliano Etgar Keret. E quando dico #risposta, non intendo una mera scopiazzatura o un esercizio di stile come compito assegnato dopo una lezione di un corso di scrittura creativa.

Per capirci, Keret è dotato di un umorismo fine che solo in apparenza potrebbe definirsi pallido, perché invece va sempre a segno, inesorabilmente e senza sbavature.

In Italia è noto, ma non ha enorme seguito come si meriterebbe. Forse perché alle nostre latitudini ha più fortuna un’ironia più mordace ed aggressiva. Dalle nostre parti manca la cultura della sfumatura, quella cultura che, di fronte al bianco e nero , ti fa capire che la scelta del grigio ha tutte le sue ragioni, che va fatta senza alcun tipo di tentennamento.

Non dico che l’arguzia e lo spirito espressi da Muzzopappa siano grigi, tutt’altro. Rappresentano invece una nuovo percorso per ridere (o sorridere) in maniera intelligente. Rappresentano una ‘terza via’.

Raccontare la storia di “Sarò breve” è rischioso. Dico solo a chi lo leggerà di immaginarsi nella stanza di un notaio ed ascoltarlo mentre rende note le ultime volontà di un caro estinto.

Da me non avrete altri dettagli.

Facendo un discorso invece più ampio, occorre dire che, con l’impianto di “Sarò breve”, Muzzopappa allarga ulteriormente i suoi orizzonti, dopo essersi cimentato con successo (e in più di un’occasione) con la letteratura per ragazzi.

A mio parere, “Sarò breve” rappresenta nella produzione dello scrittore pugliese un passo in più (e che passo) nel suo crescere come narratore, perché si tratta di un romanzo a suo modo diverso. Se dai precedenti titoli l’autore mantiene quella verve da ‘discolaccio’ che lo aveva contraddistinto utilizzando specifici corto circuiti, l’impalcatura rappresenta invece una sorta di sperimentazione.

E la comicità?

Il termine forse è riduttivo. C’è di base un meccanismo molto sofisticato che, come un diesel, viene fuori alla distanza, prendendo simpaticamente alla sprovvista chi legge, perché invece di trovare la risata di pancia’, si imbatte in quella ‘di testa’.

Al di là di tutto, rimane un libro da leggere sia in città, sia in vacanza.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS