Simbolismi. Metafore. Echi. Ritmi…

Leggendo “Popoff” è possibile osservare l’esistenza di ben due #Graziano_Gala.

Il primo è una sorta di pifferaio magico che, alla maniera di un compositore, crea una partitura musicale che incanta, ipnotizza. Le frasi che compongono la trama del libro sono costruite alla stregua di endecasillabi, che nel complesso creano una sorta di filastrocca/cantilena in quanto puntualizzata da un ritmo costante.

A intervalli regolari, poi, compaiono i versi di una canzone (“Popoff”, appunto), presentata allo Zecchino d’oro del 1967. La presenza di questi versi serve un po’ a inserire chi legge nell’#andatura dei #quasi_endecasillabi realizzati dallo scrittore e un po’ ad anticipare e a capire sfumature dell’atmosfera presente nella storia.

Dal punto di vista linguistico l’autore conferma la sua scelta di esprimersi in un linguaggio #altro. Il #pastiche elaborato in queste pagine sembra un #upgrade rispetto a “Giuda” e a “Ciabatteria”, ma schiaccia anche l’occhio al più recente “Controdizionario”, rendendo transitive alcune azioni che normalmente vengono considerate intransitive e viceversa.

Come nelle opere precedenti, anche qui si è invogliati a leggere a voce alta, tale e tanta è la musicalità che si percepisce nell’insieme. Andate ad una sua presentazione, nella speranza che a Gala venga chiesto di leggere l’incipit. Ne trarrete soddisfazione.

Il secondo #Graziano_Gala è l’uomo che affronta se stesso e la palude/giungla che riguarda i sospesi relativi al rapporto paterno. A nessuno piace camminare su questo terreno arduo e ricco sì, ma di insidie e pericoli. E’ un percorso fortemente accidentato quello che accompagna la lettura del romanzo. La ricerca del padre da parte del protagonista, inizialmente, eleva questa figura familiare a un simbolo paragonabile secondo me al #Godot dell’omonimo testo teatrale.

Non importa se la vicenda si svolga in un quartiere, un paese, una città. Può capitare ovunque, perché qualsiasi habitat può trasfigurare in una #giungla. Chi ci abita deve sopravvivere e sottostare alla legge del più forte. E questa legge, inevitabilmente, spesso e volentieri mette tutti contro tutti. Sulla base di questo assunto è permesso qualsiasi gesto di violenza, sia psicologico sia fisico.

Questi personaggi non si accorgono di un dettaglio importante.

Loro sono immersi in profondi vissuti di dolore che hanno come conseguenza un relazionarsi privo di qualsiasi standard di gentilezza. Hanno tutti bisogno di una #coccola. Non solo, a loro basterebbe cambiare di poco la prospettiva di osservazione. In questo modo troverebbero subito la #consolazione (l’Amore?) per tutto ciò che di brutto hanno vissuto.

Questi personaggi non si accorgono di un altro aspetto (oppure se ne accorgono in ritardo).

Manca una figura femminile di riferimento, prima di tutto utile a controbilanciare questa situazione paradossale, poi ad educare questi simulacri umani ad un #sentimento.

Si esce da “Popoff” frullati e frollati.

Non è un testo che si assorbe subito. Deve sedimentare. Non importa se la sensazione sia quella che manchi di razionalità nei fili della trama. Stiamo parlando di letteratura, accidenti, non di un saggio applicato ad una qualche scienza esatta.

“Popoff” è sicuramente il libro più intimo di Gala. Con esso affronta i suoi #Démoni e ringrazia quei Numi e quelle NumE che lo hanno aiutato in questo percorso.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS