“Non ho mai letto un libro così bello”. Lo si dice spesso, è vero. Ma è tale la qualità di “Operaprima che sarà difficile ripeterlo con la stessa convinzione quando si leggeranno testi comunque di pregio di altri autori, esordienti e non.

Lasciate stare il fatto che Salomoni sia docente di scrittura creativa. E’ un dettaglio importante ma, assaporando le pagine, ci si accorge della profondità del lavoro effettuato dallo scrittore, che non ha sfruttato la sua posizione per creare ‘furberie’ di mestiere.

Salomoni gioca a nascondino, usa specchi riflettenti, ribalta le prospettive, ma soprattutto, più che un romanzo scrive una #FALESIA (=roccia più o meno liscia a piombo sul mare).

Ma andiamo per ordine.

La voce narrante è affidata ad un pittore quarantenne che racconta il suo contesto, corredato di alcuni personaggi tra cui un ragazzo diciassettenne che ha il nome dell’autore stesso e lo stesso giorno di compleanno che, ndr, è pure il giorno in cui viene pubblicato “Operaprima”.

Chi legge si troverà ad affrontare l’incipit in uno stato di progressiva apnea. Il testo, giustificato, è redatto presentando in modo sporadico gli ‘a capo’ che spesso rappresentano un appiglio, un approdo, un punto dove poter prendere respiro. Qui si è di fronte ad un muro da scalare in modalità free climbing ma senza possibilità di trovare appoggi per mani e/o piedi.

E allora? Ci si affida alla magia delle parole, al loro ritmo, a quello che esprimono. Se ci si lascia andare, se si crede a questo sapiente #barbatrucco, si potrà scalare questa parete che prima sembrava invalicabile.

C’è flusso di coscienza, ma si va oltre. C’è una punteggiatura e un uso dei dialoghi che ricordano Saramago e Haruf, ma anche qui si va oltre. Chi ha il vizio dei libri, non potrà fare a meno di percepire sentori de “Il ritratto di Dorian Gray” e “La coscienza di Zeno”, ma anche qui viene effettuato un importante #upgrade per smarcarsi da queste ben note fonti. E mica finisce qui.

All’interno della trama si inserisce anche un intento metanarrativo, un intento che si inserisce per gradi, che non svela all’istante la natura dei suoi scopi, cioè il rivelare alcuni risvolti psicologici della storia. Guardando quindi dal di fuori tutto l’impianto, è possibile notare la molteplicità di stili con cui è stata realizzata ogni parte del plot.

E a proposito della storia, anche qui ci sono ingredienti che presentano un certo livello di inquietudine e alla fine infondono all’insieme quel #quid di torbido che intriga di sicuro l’attenzione.

La trama è quindi presentata da questa voce narrante che, attraverso una specie di confessione/confidenza, tiene molto a mettere in evidenza la #verità. Quanto è ambivalente questo vocabolo? Pirandello ci ha insegnato (e continua a farlo) qualcosa.

“Operaprima” contiene tutto questo e anche altro. Non ha cadute nei tempi di narrazione e risulta qualitativamente alto in ogni sua parte.

Si è capito che mi è piaciuto molto? Si metta agli atti… (cit.)

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS