L’handbike è tra gli sport per disabili più seguiti al mondo. Per questo, abbiamo deciso di intervistare una nota handbikers: Roberta Amadeo

L’handbike sicuramente è diventata molto conosciuta nel nostro stivale grazie alle vittorie in sella alla sua handbike di un personaggio come Alex Zanardi che grazie alla sua fama pregressa (era pilota f1) ha permesso di fare il salto di qualità a tutto il settore degli handbiker. Alex ha vinto due medaglie d’oro alle paralimpiadi di Londra 2012, prima a crono e poi in linea, e infine è arrivata la medaglia d’argento nella prova a squadre.

Ora però è necessario parlare della stretta attualità, con il primo freddo anche gli handbikers sono andati in letargo.

 Il calendario paraciclistico si è concluso il 29 ottobre a Muggiò (MB) dove sono stati messi in palio i titoli regionali lombardi per tutte le categorie che riguardano le Handbike, abbiamo deciso di intervistare dopo la cerimonia, la campionessa del mondo Roberta Amadeo che ringraziamo per la disponibilità.

Come sei giunta a conoscenza della Handbike?

“Nel lontano 2010, in occasione della prima tappa del giro d’Italia Handbike che si disputava a Bregnano ho letto sul giornale della partecipazione di un vecchio amico, Gianfranco Di Prima. È stato lui il primo a lanciare la sfida. Poi un’altra amica che non vedevo da tempo mi presenta Carlo Ricci, asso del ciclismo degli anni 55/70 e presidente storico del team MTB bee and bike che, grazie a lui si è aperto al ciclismo paralimpico. Sono stata un po’ resistente all’invito di provare la bici perché pensavo, come in realtà si è puntualmente verificato, che, se avessi provato non sarei più scesa e ciò avrebbe aggiunto altri impegni a quelli che avevo già, la resistenza è durata solamente due mesi.”

Cosa rappresenta per te la bici?

“Lo sport, sia esso individuale o di gruppo, ha la capacità di canalizzare l’attenzione sulle abilità piuttosto che sui deficit. La scelta di uno sport piuttosto che di un altro, disabilità a parte, è dettata proprio dall’incontro di abilità, passione e convinzione. Nella disabilità, poi, si aggiunge la voglia di spostare più avanti i propri limiti e sfidare la propria condizione al punto di riuscire a compiere movimenti e sforzi ritenuti impossibili. Se non ti fermi a piangere e meditare su ciò che è più o meno irrimediabilmente perso ma ti concentri sulle risorse residue, se fai riaffiorare la tua “antica passione” per la bici o vuoi provare a farti conquistare,  se apri la tua visione e riesci a vedere le cose in modo diverso, se non pensi che andare in bici sia solo pedalare con i piedi e trovi il modo di riuscirci con le mani, beh, allora ci sei, puoi riprenderti tutte le sensazioni che hai provato quando ti “accomodavi sulla sella”: libertà, determinazione, voglia di superarsi.”

Perché l’handbike? 

“Per la sensazione di libertà che fa assaporare. Per la velocità che si scontra con la sedentarietà che spesso si è costretti a vivere. Per le “pari opportunità” che offre il “mezzo” che si scontrano con la solitudine che troppe volte per qualcuno è la compagna fissa. Per il gruppo e la coesione tra gli atleti che diventano amici, consiglieri e “asticelle di riferimento” per arrivare a superarci. Per la capacità di trasformare una smorfia di affaticamento in un sorriso sereno. Perché corro? Per crescere, misurarmi e vincere la pigrizia, il limite e la gara”.

Da dove deriva il tuo soprannome tsunami?

“Tsunami è il nomignolo che mi ha simpaticamente “affibbiato” Carlo Ricci, presidente del team bee and bike Bregnano, subito dopo il primo incontro in occasione della prima prova. Me lo sento addosso, quanto mai azzeccato: imprevedibile, travolgente e indomabile quanto basta.”

Riesci a farci un bilancio sulla stagione 2023?

“Il 2023 è stato un anno a stelle e strisce su fondo azzurro. Le stelle dorate della bandiera europea e le strisce dell’iride rigorosamente conquistate con la maglia azzurra. Che onore. Ecco come sono diventata campionessa europea e mondiale.Agosto di fuoco con doppietta: mondiale ed europeo di paraciclismo da vivere tutto d’un fiato con la consapevolezza di aver lavorato sodo e bene ogni singolo giorno, fedele alle indicazioni dell’allenatore e sorda alle sirene dell’ozio. Questo lo spirito con cui ho preparato quella che per gli atleti è la resa dei conti, l’esame di maturità dove nulla è lasciato al caso e la partita si gioca sui dettagli. Così è stato e non senza fatica. Ma non è finita qui. C’è la Sclerosi Multipla che non va mai sottovalutata, anzi. Così, con tutti i “tasselli” al loro posto e senza imprevisti in corsa sono arrivate le medaglie d’oro (quattro) e le maglie di campione del mondo e di campione europeo. Grandi emozioni, soddisfazione a mille e inno di Mameli cantato a squarciagola. Tagliare il traguardo è una sensazione unica, farlo per prima è specialmente unica. Nella volata, poi, l’apoteosi. Energia pura, sana grinta e competizione massima. Prima con me stessa, poi con gli altri. Un concentrato di adrenalina che annulla ogni sforzo, che ti fa alzare le braccia al cielo, che ti fa gridare il “Si” forte e deciso di chi sa di aver centrato l’obiettivo, che ti fa volare. Sì, volare alto, che più alto non si può. Tre ruote e due braccia non bastano. Testa e cuore non possono mancare.  Ecco il mix che fa esplodere tutta la grinta e l’energia che ti senti addosso e che non puoi far altro che tirare fuori senza risparmio, che ti dà quella “marcia in più” che ti fa fare la differenza, che ti fa arrivare sempre davanti a te stessa nelle gare come nella vita.”

Quali sono i tuoi obiettivi per il 2024?

“Un altro anno da vivere al massimo, con costanza e determinazione, ma sempre con le ruote per terra, non voglio farmi abbagliare dalle sirene paralimpiche che possono essere al tempo stesso trampolini o trappole.”

La redazione di RadioBlaBla Network ti fa un grosso in bocca al lupo per il proseguo della tua carriera.

David Andreiyesh – RadioBlaBlaNetwork News

Fonte Foto: AISM