Una regola che cerco sempre di seguire nei miei viaggi è quella di non ridurmi mai all’ultimo momento per scegliere e prenotare un posto dove mangiare, specialmente di sera e specialmente di sabato. 

Se poi voleste mangiare in una trattoria tradizionale modenese durante il weekend, dovreste pensarci giorni e giorni prima perchè sono piccole e si riempiono in un attimo, lasciandoti col terrore di non saper dove mangiare e la probabilità di capitare male cresce esponenzialmente. Questo è quello che mi è successo ma per fortuna con un finale molto più lieto. Verso le 16.00 del pomeriggio di sabato ho cominciato a sentire il campanello di allarme e credo di aver compiuto, nell’arco di 3 ore circa una ventina di telefonate e relativi tentativi di prenotazione via internet per riuscire ad aggiudicarmi un posto da qualche parte per assaporare le squisitezze “tortellinose” di quella terra. Mi vedevo già a dovermi accontentare di un posto “da turisti” o peggio ancora di una pizza, che seppur buona non sarebbe stata “della zona” come i tortellini, e invece…

Sono capitata a La Piola, antica stazione di posta e cambio di cavalli, dal 1752, e forse anche prima!  http://www.lapiola.eu

Vi avverto, se ci andate in una sera tranquilla come in quella in cui ci sono stata io, al primo momento, trovandosi fuori dalla città e in una stradina di campagna, col buio, forse potreste essere un po’ perplessi, o forse no… ma io lo sono stata. Per fortuna il mio coraggio nell’entrare è stato riccamente premiato tanto da farmi sentire una sciocca per il mio timore iniziale.

Sono stata accolta caldamente e familiarmente dall’oste in persona che è stato intrattenitore tra i tavoli per tutta la cena, raccontando a tutti la vera Osteria di cui la sua, purtroppo, è l’ultima rappresentante della zona. 

L’espressione d’ordine è: “come una volta” nel suo senso più bello e poetico. Il menù è fisso ma si esce soddisfatti e non appesantiti, perché la buona cucina di campagna dei tempi andati doveva permettere ai lavoratori di continuare le loro imprese giornaliere senza sentirsi affaticati dalla mangiata. Le foto del gestore con Enzo Ferrari e Luciano Pavarotti confermano che è un posto in cui da sempre e per sempre si mangerà bene. Ho amato il buon cuore dell’oste, i suoi racconti, l’atmosfera, la storia che si respirava insieme al profumo dei piatti, e il menù cartaceo ricco di aneddoti, interviste e curiosità sul posto e sulle vere Osterie che offrivano ristoro a lavoranti e viaggiatori. Due primi (tra cui i tortellini che definirei “al bacio” con quel gesto che noi italiani conosciamo così bene), due secondi, dolce, caffè, amaro…

Il tutto al giusto prezzo, quello di una volta, riconoscimento sincero della qualità e del lavoro di chi ha lavorato per darci la gioia del desinare.

Le cose di una volta… dietro questa espressione si celano due modi di pensare. Quello di chi vede con sospetto tutto quello che non è progresso e novità e osanna lo “svecchiamento” e quello di chi invece capisce quanta bellezza c’è nel nostro passato e cerca di traghettare nel futuro quanto di più buono ci sia nei tempi che furono. Tutto sta nel buon senso, nel discernimento tra le cose negative da rivoluzionare e quelle buone e giuste da conservare. Sicuramente La Piola, con la sua testimonianza su uno spaccato di vita che rischia di essere dimenticato, è tra queste ultime. Siamo proprio sicuri che il progresso di un ristorante stellato e magari molecolare sia da preferire alla semplicità di un piatto dei nostri nonni consumato alla loro maniera? A voi e ai posteri la personale ardua sentenza e la propria scelta. Io ho fatto la mia.

Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News

Fotografia di Andrea Masi, su sua gentile concessione