I piccoli musei sono spesso delle perle rare, ed è proprio il caso di dirlo quando si parla del Museo della Perla Robert Wan a Papeete; unico museo al mondo interamente dedicato alle perle. Certo, per noi italiani non è dietro l’angolo, ma la Polinesia Francese è tra le mete più ambite e se mai vi capitasse di avere la fortuna di andarci, chi in viaggio di nozze, chi alla scoperta del mondo, un salto in questo piccolo ma ben realizzato museo vi farà scoprire tante cose facendovi sognare veri e propri tesori.

La visita si sviluppa in tre sezioni visitabili secondo l’ordine desiderato dal visitatore: la parte storica, la parte scientifica, il negozio di perle Robert Wan. L’ingresso è gratuito, sono possibili le visite guidate a cura del personale gentilissimo ed ospitale, e nonostante la presenza della boutique, non vi sentirete spinti ad acquistare alcunché. 

Personalmente ho iniziato la visita dalla parte scientifica, molto ben esposta, con panelli in francese ed inglese, e particolarmente interessante. Sono rimasta affascinata dalla grande teca che mostra le specie diverse di ostriche da perla: sembrano tante meravigliose farfalle dalle ali di madreperla. Ho scoperto inoltre che non solo le ostriche sono in grado di creare perle, ma ci sono tanti altri molluschi che le fabbricano al loro interno come difesa naturale da un agente invasivo. È proprio così che nasce una perla, e pensate che bella metafora della vita: qualcosa di estraneo, di “altro da sé”, che si presenta inizialmente come invasore, viene trasformato in qualcosa di splendido e arricchente. Io ci vedo il rimando alle esperienze che ognuno di noi fa nella vita, siano esse belle, complicate, difficili o memorabili, possono tutte essere trasformate in qualcosa di particolare, splendente e dai mille riflessi. Verrebbe da dire: “nella vostra vita, siate come le ostriche!”, non per tenervi il vostro tesoro e non concederlo a nessuno, ma piuttosto per trovare la stessa forza di crearlo e poi mostrarlo al mondo con tutti i suoi colori. La perla è il frutto di un’elaborazione interna, di un processo vitale. Viene considerata l’unica gemma “viva”, perché nella sua formulazione vi sono proteine e una piccola percentuale di acqua, che deve essere sempre mantenuta, pena la morte della perla stessa, che ingiallisce e si crepa se non curata e indossata.

La parte storica invece racconta come, nei secoli, le perle siano state considerate gemme preziosissime perché uniche più che rare, e siano state impiegate nella fattura di nobili monili o nella creazione di oggetti di lusso. Teste coronate e alti borghesi hanno sempre fatto a gara per poterle avere nella propria collezione di gioielli, tanto che, attualmente, le perle naturali, non coltivate, frutto quindi del puro caso (un granello di sabbia, un parassita o altro che entra nell’ostrica in modo aleatorio), sono praticamente introvabili. Molti banchi perliferi naturali sono stati completamente esauriti dall’uomo, come quello dei Caraibi o quello del Bacino Persico, e negli anni tra le due guerre mondiali, l’ostrica perlifera ha rischiato l’estinzione a causa delle folli raccolte da parte dell’uomo che non si curava di tenere in vita l’animale. La perlicoltura, con il suo impegno nel proteggere le ostriche fin dal loro primo stato di larva, ha di fatto salvato questi molluschi. Per i più preoccupati, un video di una decina di minuti, presente nella parte scientifica del museo, spiega in modo esaustivo come l’ostrica non muoia nel processo di innesto del nucleo della gemma all’interno dell’animale e in quello successivo di raccolta del risultato, ma come piuttosto venga trattata con riguardo e cura proprio per la sua capacità di creare perle stupende.

La perla di coltura come la intendiamo attualmente, nasce intorno agli anni ’70 del ‘900, grazie a molte ricerche sui tentativi avvenuti nel passato, in particolare in Cina e Giappone.

Su questo panorama in ascesa si affaccia Robert Wan, pioniere della perla di coltura di Tahiti, che grazie alla sua perseveranza e modestia nel ricercare le tecniche migliori per il delicatissimo passaggio dell’innesto, ha conquistato il mercato locale e in seguito mondiale guadagnandosi l’appellativo di “Imperatore della Perla”. 

Robert Wan ha sempre cercato il perfezionamento della sua tecnica, fronteggiando momenti difficili senza mai arrendersi, ed è questo insieme di caparbietà ed umiltà che lo ha portato alla raffinatezza delle sue perle. Un giro tra le vetrine del negozio non è altro che la continuazione della visita al museo. Con occhi sognanti vi accorgerete che pur essendo naturalmente nera, la perla di Tahiti ha infinite sfumature di colore, dal verde al blu, passando dal violaceo al rosa, e alcune riescono a contenerle quasi tutte. La perla di Tahiti, tra tutte le perle coltivate, è l’unica a presentare la tonalità scura, dovuta alla particolare specie di ostrica che la produce; se vi imbattete in una perla nera proveniente da altre parti del mondo, è stata certamente colorata in modo artificiale. Questa sua particolarità non fa che accrescerne il fascino, nel museo sono presenti molte fotografie delle celebrità che si sono lasciate coinvolgere da questa gemma e sarà difficile trattenersi dal farsi un regalo speciale. Se ve lo concederete, tenete a mente questo: la perla è il frutto vivo e splendente di un’esperienza, il degno simbolo di un viaggio in quelle lontane isole, sperdute in un oceano blu e profondo, che da sempre fanno sognare artisti, letterati e scienziati di tutto il mondo e che formano la bellissima Polinesia Francese. 

Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News