L’argomento relativo ai lutti familiari e alla loro elaborazione non è certo nuovo nel campo della letteratura. Non voglio farne un discorso di originalità contrapposto a cliché retorici o a luoghi comuni. E’ un’esperienza che cambia da persona a persona, sia nel dolore sia nel modo di affrontare tutte le conseguenze che da esso derivano.
E’ la tematica che riguarda da vicino questo testo e, chiaramente, anche il suo autore.
Mi ha colpito il fatto che la trattazione di tutta la materia sia stata fatta all’insegna di uno stile più #quotidiano che letterario. La distinzione non vuole mettere in evidenza un difetto bensì una qualità consistente di questo libro. Adottare questo registro, secondo me, permette alle parole di Toscano di arrivare più direttamente ai suoi destinatari permettendo così un coinvolgimento di sicuro maggiore.
Tutto parte da un voler venire a patti con questa #mancanza, avvenuta quando l’autore era ancora bambino, da un voler recuperare un certo tipo di consapevolezza e arrivare a poter convivere serenamente con il pensiero di questo padre che non c’è più. I toni utilizzati possono sembrare leggeri, a volte forse lo sono in maniera eclatante. Di sicuro non è leggero il percorso che, attraverso una lunga lettera, Toscano deve affrontare per soddisfare questa aspirazione.
Perché oltre a parlare di quanto detto sopra, “Gli stupidi e i furfanti” è anche un’opera di formazione.
Solo apparentemente certi capitoli possono essere ritenuti #fuori_fuoco rispetto all’argomento principale. Si parla di musica, si parla di rapporti umani, si racconta di come questi non possano in alcun modo essere un surrogato della relazione padre/figlio, si parla di amicizia, si parla di letteratura, si parla di famiglia… Si spazia in moltissimi ambiti, quindi. Spicca un aspetto che mi preme mettere in luce. Si citano canzoni, titoli di libri e altro che per la maggior parte non appartengono al filone #mainstream. Non è, da parte dello scrittore, un atto di snobismo o di decadentismo postumo. E’ Toscano che è proprio così di natura. Cerca quello che gli interessa, quello che gli piace, quello che lo fa stare bene. Ebbene, tutti questi tasselli raccolti nelle pagine del testo, sono propedeutici al discorso da cui parte il volume e in qualche modo sono finalizzati allo scopo che Toscano si era prefissato. Questa varietà di argomenti, questo parlare #pane_al_pane a mio parere sono la base della buona riuscita del romanzo (anche se in questo caso specifico il termine non è del tutto proprio). Anche se da quanto ho affermato può sembrare il contrario, Toscano è il #ragazzo_della_porta_accanto, è il classico #uno_di_noi.
Non cercatelo sui social. Non c’è perché è una dimensione non sua. Leggete però il suo libro e mediante passaparola diffondetelo. Chissà mai che questo libro possa avere successo senza avere bisogno della canonica divulgazione online…
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS