Il film definitivo sul multiverso. Il caso dell’anno al botteghino USA. Così è stato definito Everything, Everywhere, All At Once, il nuovo film scritto, diretto e prodotto dai registi statunitensi Dan Kwan e Daniel Scheinert che valica i limiti dell’assurdo con punte ironiche ‒ a tratti troppo ‒ enfatizzate come in una vera e propria comedy surreale.
Spettacolare, esplosivo, universi paralleli che si incrociano in un’unica dimensione spazio – temporale, superpoteri dei personaggi ‒ quelli di Evelyn quasi ancestrali ‒ che risvegliano una forza sovrumana recondita. E tanta, tantissima adrenalina tipica di un portentoso action movie. Ed è curioso vedere come questa epinefrina venga fuori lentamente e incalzante allo stesso tempo, con piccole visioni flash in qualche sequenza iniziale fino a invadere tutto lo sviluppo della storia.
Universi paralleli come sfumature parallele di qualità innate intrinseche nell’eroina Evelyn Wang (Michelle Yeoh), una donna di mezza età che gestisce una lavanderia a gettoni, alle prese con la figlia adolescente omosessuale Joy (Stephanie Hsu), un padre con una malattia incurabile e un matrimonio che urla la firma del divorzio. E tutto sembra andarle contro, quando un controllo fiscale di routine apre il passaggio allo strambo mondo del multiverso con una versione più cool del marito Waymond (Ke Huy Quan) che oniricamente sexy le mostra una realtà ignota. Una battaglia condotta fino all’ultimo sangue ‒ o forse è meglio dire all’ultimo volo ‒ quella di Evelyn che salverà il futuro dei vari universi e della sua famiglia dal temibile nemico più vicino a lei di quanto pensasse.

Follia visionaria che si mescola alla virtuosistica messinscena filmica costruita dai The Daniels che ritornano sul grande schermo con una storia vorticosa e sofisticata dopo il pluripremiato Swiss Army Man – un amico multiuso (2016). Una commistione di diversi generi cinematografici ‒ dal drammatico, al fantasy, al surreale tanto da scatenare una risata fragorosa a mo’ di batture tipiche della commedia americana ‒ che si dipanano lungo le sottotrame del dolce racconto sulla famiglia, tra lacrime e voglia di sopperire ai problemi sociali. E non manca nemmeno l’ambivalenza emotiva dei singoli characters, in continua lotta tra la realtà fittizia e il fantasmagorico multiverso che sfida le leggi di gravità e osa fino a scontrarsi con paradossali frame che trascendono nell’esagerazione per certi versi pacchiana.
Everything, Everywhere, All At Once è un insieme di artifizi cinematografici a forte impatto visivo, primi e primissimi piani inquadrati dalla cinepresa manieristica del duo prodigio che mette in scena una storia di amore familiare intricata in diversi intrecci narrativi che arrivano a un’unica conclusione. E con un cast formidabile ben assemblato, con il ritorno in grande stile della straordinaria Michelle Yeoh che strega lo spettatore con il suo talento da guerriera che salva il mondo dalle forze del Male, e la spietata Jamie Lee Curtis ‒ nel ruolo della detestabile impiegata dell’ufficio imposte Deidre Beaubeirdre ‒ con tanta sete di sangue.
Everything, Everywhere, All At Once costruisce la sua leggenda in maniera (volutamente?) esagerata, con qualche scena di troppo che volentieri poteva essere girata senza osannare la ricercatezza stilistica. Eppure, il chimerico Everything, Everywhere, All At Once ha già imboccato la via del cult contemporaneo che parla di multiverso e non solo.
VOTO: 7.5
Martina Corvaia – RADIO BLABLA NETWORK NEWS – 07/10/2022