Jack Devecchi, ex giocatore e capitano della Dinamo Sassari è stato nostro ospite a poche settimane dall’addio al pallacanestro.

I primi passi – “La passione per il basket è nata grazie a mio zio (Vittorio Gallinari, papà di Danilo Gallinari che ha giocato in A1) e da un altro mio zio che faceva l’arbitro. Insomma, nel mio DNA la pallacanestro è entrata a far parte fin da subito nella mia vita. Ero il più alto della classe e quando mi misi per la prima volta le scarpette giocavo anche a tennis, ma poi capii che avevo grande passione solo ed esclusivamente per la pallacanestro.”

Le giovanili all’Olimpia Milano – “E’ stata un’avventura davvero importante per me perchè mi ha permesso di crearmi un colonna vertebrale che mi è servita per poi diventare un professionista. Sono stati cinque anni importantissimi ed ho avuto la fortuna di aver come allenatore Andrea Trinchieri che considero tra i più forti e rispettati.”

L’arrivo alla Dinamo Sassari – “Quando sono arrivato pensavo che non sarei rimasto tanto, ma poi ho deciso di rimanere ed ho fatto la scelta giusta. Con il passare degli anni l’entusiasmo del popolo sardo è cresciuto in maniera importante. E’ stato davvero bello poter rappresentare un’intera isola che ci ha sempre dimostrato grande affetto. Ci sono tanti tifosi sparsi in giro per l’Europa, la bandiera con i quattro mori la si vede sempre nei palazzetti quando vai a giocare in trasferta e questo credo che sia qualcosa di speciale. I giocatori americani quando arrivano a Sassari percepiscono subito il legame che c’è tra squadra e tifosi.”

Meo Sacchetti e Gianmarco Pozzecco – “Con Meo c’è un rapporto particolare perchè lo considero come un secondo padre. Abbiamo lavorato insieme per 7 anni, partendo dalla promozione in Serie A per arrivare poi al famoso triplete del 2015. Credo che siano stati i miei ed anche i suoi migliori anni.”

“Poz è arrivato in un momento non facile per la squadra, ma poi le cose con lui sono cambiate. Abbiamo fatto un bellissimo percorso. Per me non era un periodo facile, ma lui mi ha aiutato molto e si è creato un legame super. Mi ha fatto capire ancora di più cosa volesse significare essere il capitano della squadra ed ha portato la sua esperienza e la sua leadership da giocatore.”

Essere un capitano – “All’interno del gruppo è un ruolo fondamentale perchè dev’essere un vero e proprio punto di riferimento. E’stato per me un grande privilegio aver ricoperto questa figura a Sassari perchè ho trovato un gruppo di persone (compagni, staff e club) fantastici. E’ la mia seconda famiglia ed aver fatto parte di un club così ambizioso è stato un vero e proprio piacere.”

L’emozione vissuta dopo aver comunicato il ritiro – “E’ stato come vincere uno scudetto. Ricevere così tanto affetto mi ha fatto venire la pelle d’oca ed ho trattenuto le lacrime a fatica. Al Forum ho vissuto una sensazione unica con 10.000 persone e la mia famiglia che mi è sempre stata vicino, cosi come PalaSerradimigni con lo striscione che mi hanno fatto i nostri tifosi.”

La gara più bella e quella da rigiocare – “Come partite più belle scelgo gara 6 e gara 7 della serie contro Reggio Emilia perchè a Sassari abbiamo vinto dopo tre supplementari in una gara piena di colpi di scena. Nell’ultimo atto, dopo essere stati sotto sul 21-4 sappiamo com’è andata a finire. Quella che vorrei rigiocare è la mia prima finale di F8 da capitano quella a Rimini dove abbiamo perso contro l’Olimpia Milano perchè eravamo un gruppo determinato e forse avremmo meritato qualcosa in più in quella sfida.”

Lorenzo Lubrano – RadioBlaBlanetwork News