Non è il solito romanzo generazionale che tende ad essere mirato espressamente solo a quelli che appartengono ad una determinata fascia d’età che, come fossero adepti di una specifica setta, hanno il privilegio di poter capire determinati messaggi presenti nel sottotesto lasciando a bocca asciutta tutti gli altri.

Qui non esistono sottocodici, linguaggi subliminali o non-detti comprensibili ad una ristretta cerchia di persone.

Con questo non voglio dare una connotazione di #universalità alla vicenda narrata. Voglio semplicemente dire che la trama è tale da poter permettere coinvolgimento ed empatia da parte di chi legge.

Dal punto di vista strutturale, sembra di vedere qualcosa che somiglia al #domino. Non mi riferisco alla giustapposizione di più tessere che, cadendo ad una ad una, creano particolari effetti cromatico-visivi, ma al gioco vero e proprio. Nel corso di una partita i giocatori si affrontano creando una specie di serpente che si ingrandisce progressivamente. Caruso sembra inventare una variante alle regole standard perché oltre a costruire la linea principale del plot, innesta in più punti altre linee narrative che, simili ad affluenti di un fiume, nutrono la storia di importanti informazioni. Rimanendo nella metafora del #domino, alla fine, al posto di un serpente sembra di vedere una piovra. L’immagine che ho dato potrebbe dare adito a una sensazione sgradevole di disordine nell’impianto generale. Invece non c’è proprio nulla di caotico nell’esposizione dei fatti che riguardano presente e passato di Cloro e Leo, i due protagonisti di “Doveva essere il nostro momento”. Anche la costruzione di questi due personaggi si rivela particolarmente meticolosa nei dettagli. Se da un lato l’autrice è stata brava nell’immedesimarsi in un universo maschile, è stata altrettanto valida nel raccontare i passaggi che hanno fatto diventare Cloro una diva del web.

Promesse, aspettative, illusioni e disillusioni: cosa riserverà il futuro a questa generazione?

Di curioso non c’è solo l’interazione che a poco a poco viene a crearsi tra Cloro e Leo nel loro viaggio on the road lungo la penisola italiana. Come ulteriore incognita, Caruso inserisce anche il fattore temporale collocando il romanzo a cavallo di febbraio/marzo 2020.
E se si tratta di stare gomito a gomito in una macchina, è chiaro che si fa avanti un’altra presenza quale la musica. Per i nostalgici degli anni novanta, e non solo per loro, c’è di che potersi soddisfare.

Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS