“Codice Carla” non è finzione cinematografica, ma pratica biografica attuata ricorrendo ai ricordi ed a testimonianze, per entrare nel personaggio ma soprattutto nella persona Carla Fracci, sublime ballerina classica, non solo racchiusa in prestigiosi palcoscenici, ma anche svelata nelle immagini più intime della sua vita privata. Questo è l’obiettivo del docu-film “Codice Carla” e il fine del suo regista Daniele Luchetti, in un immaginario dialogo tra loro due, che forse poteva già iniziare tanti anni prima, quando Luchetti era un bambino e vide casualmente Carla Fracci sul set di Cinecittà. Il regista la ritrova idealmente oggi, quando molto tempo è passato, ma non per Carla Fracci che, come in allora, e come sempre nella sua vita, è ed è rimasta contemporanea. La voce fuori campo è quella del regista, che guida lo spettacolo attraverso le tante strade che portano a Carla Fracci, rappresentate da altrettante voci: quella del marito, del figlio e degli altri artisti intervistati. Ognuna di queste strade e di queste voci portano esperienze, che in comune hanno la natura di performer e tutte testimoniano che lo spettacolo, quale esso sia testimonianza di rappresentazione se stessi agi altri. Questo è il codice, questi sono i suoi segni convenzionali che in Carla Fracci è il corpo ad interpretare e trasmettere, quasi un pugile colto nello sforzo supremo e sublime che ogni muscolo compie, armonizzandosi in un solo tratto di un disegno indelebile sulla tela della vita.
Chiara Caccioppoli – RadioBlaBlanetwork News