Non è la prima volta che Schiena si accinge alla scrittura e non è la prima volta che affronta l’irto mondo adolescenziale allo scopo di elaborare un romanzo di formazione.
Un’informazione di questo genere allontanerebbe già subito molti da “Chiodi” per il fatto che sulle tematiche giovanili si è già detto fin troppo e perché il romanzo di formazione è quanto di più ripetitivo possa esistere nel mondo della narrativa.
A me personalmente queste opinioni suonano come #stereotipi se non addirittura come #pregiudizi.
Il mondo dei ragazzi è quanto di più sfaccettato possa esserci. Ci possono essere situazioni ricorrenti ma cambiano i dettagli e i contorni. Inoltre, le immagini di una storia di questo genere sono pure un veicolo fortissimo per provare un’immedesimazione, diretta o indiretta, con il contesto narrato nel libro. E poi molto dipende dalla sensibilità della penna che mette in piedi l’impianto.
Fatte queste dovute premesse, Schiena prende spunto dagli elementi base di questa tipologia di romanzo perché presenta uno scenario molto tipico ma corredato di aspetti particolari. L’ambientazione scolastica da cui parte tutta la vicenda è molto ricca di elementi che, oltre ad essere verosimili, permettono di entrare ancora meglio nel vivo di tutto il plot. La quotidianità delle lezioni e dei rapporti interpersonali tra i compagni di classe sono altri tasselli che consentono di percepire ancora meglio la realtà del racconto. Sussistono tuttavia ‘ingredienti’ del libro che lo differenziano dalla precedente letteratura di genere Ne sono un esempio i ritratti di Marco (il protagonista) e, in secondo piano, del custode del cimitero. Sono due individualità lontane anagraficamente che hanno però alcuni punti in comune che spesso vengono messi a confronto quasi un po’ per caso.
Gli scostamenti dal genere non si riducono solo a questo. Si possono riscontrare alcuni risvolti decisamente unpolitically correct che destabilizzano decisamente, per non dire dello stesso scrittore che con un abile gioco di prestigio… Mi fermo.
Schiena promosso a pieni voti, perché permette fin da subito di schierarsi dalla parte di Marco, anche se magari non era uno dei suoi intenti precipui. Lo promuovo anche perché il mezzo editoriale non sfrutta una popolarità pregressa legata ad una pagina di Instagram che lui stesso cura. “Chiodi” si è incamminato sulla sua strada senza chiedere aiuto a nessuno. Direi anche che il suo cammino sarà lungo e senza specifici inciampi.
Enrico Redaelli – RADIOBLABLANETWORK NEWS