Si dice che l’Africa sia il continente da cui ha avuto origine la razza umana. Il secondo continente più grande al mondo che offre mete turistiche incredibili. Piene di cultura, storia, villaggi remoti e città moderne. E caratterizzato da una varietà di climi e ambienti, come deserti, savane e foreste pluviali. Una terra fertile in cui i bracconieri vanno a nozze con il mercato nero di teste, ossa e corpi mutilati dei predatori più pericolosi sulla terra. Dove un leone guardingo diventa il cacciatore più temuto dagli esseri umani.
Beast è il nuovo film diretto dall’islandese Baltasar Kormákur che parla dell’Africa. Scritto da Jaime Primak Sullivan su soggetto di Ryan Engle. Beast è la storia di una famiglia, il padre Nate Samuels (Idris Elba) e le due figlie adolescenti Meredith (Iyana Halley) e Norah Samuels (Leah Sava Jeffries) immerse nella tecnologia dei tempi recenti, che trascorre una piccola vacanza tra la natura, gli animali che si crogiolano nel loro habitat e il caro amico Martin Battles (Sharlto Copley) che vive in una bellissima casa in mezzo all’arida terra. Una storia non proprio inedita quella inquadrata da uno dei cineasti più acclamati della nuova generazione, che riprende popolari stereotipi delineati qualche anno prima da un altro thriller a tinte orrorifiche: Prey – La caccia è aperta (2007) del regista sudafricano Darrell Roodt.
Il valore della famiglia, l’istinto protettivo verso il sangue del tuo sangue, la lotta alla sopravvivenza in mezzo al covo di leoni affamati di carne umana. Un fil rouge riavvolto in un gomitolo di immagini cruente che (ri)preme il tasto play in una narrazione audiovisiva ora più computerizzata. Impreziosita, per quel poco che si può affermare, dal virtuosismo ansiogeno della messinscena che inciampa su una sorta di remake che non aggiunge nulla di nuovo. Se non uno squarcio alla dimensione onirica di Nate che trova la forza di rialzarsi e combattere per il bene della famiglia nelle parole della moglie africana defunta che un cancro ha ucciso troppo presto.
Eppure, Beast è un film che a suo modo segue la stessa impronta autoriale del precedente Resta con me (Adrift, 2018). In cui le allucinazioni post-traumatiche diventano il motore che ingrana la marcia verso la salvezza. Per scontrarsi contro la belva feroce che azzanna e dilania la pelle per uscirne vittoriosi. Una belva che guarda con tanta veemenza al presente, che si ribella ai colpi di fucili dei bracconieri che non smettono di estirpare il genere animale dal loro ecosistema.
E con spunti riflessivi che, in verità, identificano l’uomo come la bestia più feroce che esista in natura ‒ tematica affrontata già svariate volte in diversi film ‒ Beast si arresta alla versione standardizzata del re della savana che massacra se assalito. Dipinto come l’animale che non sa riconoscere il bene dal male e fa strage di tutto ciò che gli capita a tiro. In una maniera troppo enfatizzata che pecca a tratti di momenti di puro surrealismo poco credibile anche nella finzione cinematografica stessa, che neppure un bravo attore come Idris Elba riesce a (ri)sollevare.
VOTO: 3
Martina Corvaia – RADIO BLABLA NETWORK NEWS – 20/09/2022
2 Comments
Giusi
Ok grazie mille sei brava
Martina Corvaia
Grazie mille a te Giusi 🙂